IL DOPO VAIA PORDENONE A seguito dell'evento meteorologico estremo verificatosi

IL DOPO VAIA PORDENONE A seguito dell'evento meteorologico estremo verificatosi
IL DOPO VAIAPORDENONE A seguito dell'evento meteorologico estremo verificatosi a fine ottobre 2018, la percorribilità dei sentieri e delle strade di penetrazione del Parco...

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IL DOPO VAIA
PORDENONE A seguito dell'evento meteorologico estremo verificatosi a fine ottobre 2018, la percorribilità dei sentieri e delle strade di penetrazione del Parco naturale delle Dolomiti Friulane - la più grande area protetta della regione, con 37 mila ettari - risultava compromessa. Gli accessi alle valli principali erano interrotti da importanti erosioni, grandi accumuli detritici e ammassi di alberi rovesciati al suolo a causa delle forti precipitazioni e raffiche di vento della tempesta Vaia. Lo scenario, a dir poco sconvolgente, ha interessato le montagne del triveneto e del pordenonese e ha messo a dura prova le istituzioni nella prima fase dell'emergenza, volta soprattutto a ripristinare condizioni di sicurezza accettabili per i cittadini e per le attività direttamente coinvolti dalla tempesta. Fortunatamente, visto l'approssimarsi dell'inverno e dei relativi fenomeni che si verificano stagionalmente, le attività economiche e di gestione del territorio all'interno del Parco, che non è permanentemente abitato, erano già sospese.

GLI ACCESSI
Di fatto, però, si è verificata un'improvvisa interruzione degli accessi, con impossibilità di raggiungere fisicamente estese porzioni di territorio con relative infrastrutture e strutture. L'Ente Parco, per quanto di competenza, ha concentrato pertanto i primi interventi di ripristino della sentieristica principale concentrandosi sugli itinerari più prossimi ai centri abitati e abitualmente fruiti anche durante l'inverno e la primavera, quali ad esempio i percorsi collegati alle attività presso la diga del Vajont, l'accesso alla Casera Lodina, la Strada da lis fornas, il Col dei Piais, il sentiero Truoi dal Von , il sentiero dei Landris e quello del Dint nella Riserva Forra del Cellina. Durante l'inverno hanno avuto luogo incontri finalizzati a razionalizzare i metodi di intervento da attuare al fine di ridurre, per quanto possibile, i tempi di ripristino della percorribilità della rete sentieristica, tenendo conto delle disponibilità economiche e umane messe in campo dai vari soggetti. In particolare c'è stato il coinvolgimento del Club Alpino Italiano (Comitato direttivo regionale e sezioni di Cimolais, Claut e Pordenone), dei rappresentanti della Fondazione Dolomiti Unesco e dei gestori dei Rifugi Pordenone e Pussa.
LA MAPPA

Da parte dell'Ente Parco è emerso l'impegno di mettere a disposizione il personale per eseguire lavori a supporto dei volontari messi a disposizione sia dal Club Alpino Italiano sia dalla campagna #cleanupthetrail puliamo i sentieri, patrocinata dalla Fondazione Dolomiti Unesco, con la partnership di diversi rifugi dolomitici, grazie alla disponibilità dell'Associazione Microart. Tutto ciò ha consentito un'efficace azione di ripristino della percorribilità della sentieristica, nonostante le grosse difficoltà e relativi sforzi affrontati nel raggiungere alcune aree interessate dai lavori. L'interruzione delle strade di penetrazione, in particolare quella della Val Settimana, hanno richiesto infatti un particolare sforzo logistico-organizzativo ed economico, dove è stato impiegato anche l'elicottero. Da Ferragosto si può affermare che la rete sentieristica principale del Parco è interamente percorribile, a beneficio dei fruitori dell'area, quali gli operatori economici, le imprese, i Comuni, i proprietari privati, i conduttori, i gestori e i turisti-escursionisti. E' nuovamente possibile pertanto percorrere a piedi tutti i fondovalle, raggiungere tutti i rifugi, bivacchi, ricoveri e casere, collegare i centri abitati delle vallate del Tagliamento, del Cadore, della Val Tramontina e della Valle del Cellina, raggiungere i valichi più alti e gli accessi alle pareti dolomitiche e alle cime più ambite, come il Campanile di Val Montanaia.
Enrico Padovan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino