Il direttore don Caputo ammette: «Sarà necessario un altro intervento

Il direttore don Caputo ammette: «Sarà necessario un altro intervento
A Venezia scoppia il caso del Bellini appena restaurato ma già rovinato. L'opera Vergine in gloria e santi di Giovanni Bellini (datata tra il 1510-1515) proviene da Santa Maria...

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A Venezia scoppia il caso del Bellini appena restaurato ma già rovinato. L'opera Vergine in gloria e santi di Giovanni Bellini (datata tra il 1510-1515) proviene da Santa Maria degli Angeli sull'isola di Murano ed è ospitata nel Museo diocesano di Venezia. E' stata ripresentata al pubblico alcuni mesi fa in pompa magna, dopo un lungo periodo di restauro da parte della Soprintendenza. L'occasione: le celebrazioni dei 500 anni della morte dell'artista. Da ottobre a dicembre la si poteva ammirare al Museo diocesano, in perfette condizioni. Dopo un mese però, la pala ha iniziato a deteriorarsi. A scoprirlo è stato un veronese, Riccardo Beverari, appassionato d'arte che ha denunciato su Facebook l'accaduto.

Una decina di giorni fa l'uomo si è recato al museo per ammirare il Bellini ma il personale non gliel'ha permesso: l'opera non era più visibile. Ne è scaturita una dura reazione da parte dell'appassionato, che ha preteso di conoscere l'ubicazione del dipinto, scoprendo che era nel solaio del museo; egli è anche riuscito a fotografare la pala, che presenta numerosi danneggiamenti.
«La pellicola pittorica si era alzata in più punti - spiega Beverari su Facebook - forse perché era stata rimossa la cornice, ma più probabilmente per le condizioni di umidità del museo, a cui nessuno aveva pensato. Il custode, un laureando in Beni culturali, aveva ottenuto dal direttore che la pala fosse almeno sistemata orizzontalmente, per evitare che si perdesse il colore che in più parti cadeva». Le foto scattate dal veronese mostrano varie lacerazioni. «Si sono generate nell'arco di un mese di incuria - denuncia Beverari - e possono peggiorare di ora in ora. Intendo presentare un esposto ai Carabinieri e alla Procura».

Il direttore del museo, l'architetto don Gianmatteo Caputo, risponde che la colpa del deterioramento non è da imputare al restauro ma alle condizioni di secchezza climatica dell'ultimo periodo. «Questo periodo di permanenza nel museo era di monitoraggio per l'opera - spiega Don Caputo - proprio per vedere come avrebbe reagito dopo il restauro che purtroppo si è rivelato insufficiente, dato che la pala era compromessa e delicata. Abbiamo già interessato sia la Soprintendenza che l'Opificio delle Pietre Dure a Firenze», l'istituto del ministero dei Beni culturali si occupa di restauri delle opere d'arte. «Le sponsorizzazioni per un nuovo intervento - rivela Caputo - già ci sarebbero». Per la delicatezza del capolavoro belliniano, spiega il direttore, sarà forse necessaria una teca climatizzata.
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Il Gazzettino