Il cordoglio Esame di coscienza di noi genitori verso i figli Gentile

Il cordoglio Esame di coscienza di noi genitori verso i figli Gentile
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Il cordoglio
Esame di coscienza

di noi genitori
verso i figli
Gentile direttore,
è lacerante sapere che un ragazzo dell'età di mio figlio, è morto per cause ancora in corso di accertamento, mentre percorreva un sentiero roccioso, in località, Cima del corvo nel comune di Selva di Cadore (Belluno).
Forse stava male, forse è caduto o forse ha voluto che la sua vita precipitasse in quel canalone. Difficilmente gli adolescenti riescono ad esprimere il loro dolore, alludono, accennano, parlano di film o di altri ragazzi coinvolti in strane vicende: quasi mai sono diretti e non possono più chiedere aiuto perché non vogliono essere considerati bambini o figli ancora bisognosi dei loro genitori. Perciò esprimono il loro malessere in mille modi, spesso non decifrabili da parte del mondo adulto.
Non possiamo parlare di condizione giovanile senza esserci posti la domanda su cosa significhi essere giovani oggi. Sembra che la condizione giovanile divenga oggetto di attenzione solamente nel momento in cui accade una rottura o sul piano patologico o sociale: ci si interroga nel momento in cui muoiono, si uccidono o si drogano.
Sarebbe bello pensarli in un mondo condiviso, fatto di parole comuni, sogni e paure. I giovani siamo noi, sono quello che siamo stati e soprattutto sono il riflesso di dove abbiamo abdicato, laddove abbiamo indietreggiato. Loro, sono lì, ad indicarcelo come un rimprovero od un rimpianto.
Ma forse abbiamo paura, come singoli, come esperti, come educatori a confrontarci con i loro mozziconi di sigarette spenti dentro le tasche, con i loro occhi pieni di rabbia o silenzio o vuoto, abbiamo il terrore di scoprire il deserto che abita in noi, nelle nostre case pulite, nei nostri viaggi ordinati, nel nostro corpo controllato, nella nostra vita apparentemente perfetta.
Distinti saluti
Massimo Ferigutti
Belluno
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Il Gazzettino