Il Congresso rinviato scatena i ribelli del Pd

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Il circolo del Pd di Pordenone manda giù a fatica la decisione di...

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Il circolo del Pd di Pordenone manda giù a fatica la decisione di rinviare i congressi e si attrezza per affrontare le prossime campagne elettorali. Prima assemblea di circolo, ieri, dopo che l'8 settembre l'assemblea provinciale ha deciso (con soli 20 presenti e 14 votanti, sottolinea qualcuno) di derogare alla scadenza di ottobre e di rinviare i congressi a dopo le elezioni regionali: obiettivo della segretaria Daniela Giust è quello di scattare una fotografia del Pd pordenonese, per decidere come affrontare le prossime sfide. E il primo dato che emerge è quello di un direttivo che negli ultimi quattro anni, per ragioni diverse, ha perso pezzi: dei 16 componenti originari ne sono rimasti sette. Passa dunque la proposta di un rinnovamento che non attenda il congresso e di un mandato alla segreteria per sondare fra gli iscritti le disponibilità a entrare nell'organismo direttivo, per poi individuare una serie di nomi da sottoporre all'assemblea. Alla stessa assemblea la richiesta della segretaria «di essere un'assemblea coraggiosa, che fa quadrato attorno a un partito maltrattato, anche internamente» perché «il Pd è diventato bersaglio nazionale: non ne combiniamo una di giusta. Il centrodestra continua a bombardare però senza proposte e noi sentiamo continuamente un gioco al massacro su tutto quello che il Partito democratico ha fatto in questi anni di governo nazionale e regionale, senza però che ci sia la controproposta». Ma l'assemblea diventa anche l'occasione per l'autocritica e gli interrogativi: dalla necessità di chiamare i consiglieri comunali a far parte del coordinamento alle questioni poste da Claudio Pedrotti sui sindaci di sinistra che, su temi come le Uti e i richiedenti asilo assumono posizioni non diverse da quelli di centrodestra e sui rapporti con le liste civiche: «Io penso - spiega - che chi farà il candidato debba veramente esprimersi se fare ancora ammuina con i civici». Diverse anche le voci contrarie alla decisione di rinviare i congressi, da Carlo Barchitta a Sandro del Santo e a Marco Cavallaro: «Io ancora questo rinvio dei congressi non l'ho capito. Ma come si fa ad andare a elezioni? Chi decide i parlamentari, i regionali? Sono perplesso», rompe il ghiaccio Barchitta. E Del Santo: «Lo ritengo un suicidio politico. Come si fa a tirar dentro gente nuova se non si fanno i congressi? Il congresso non si fa perché chi sta a Trieste vuole avere il pallino in mano per decidere le candidature. Abbiamo perso una grande occasione. Ci stiamo facendo del male».

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Il Gazzettino