IL COLPO VENEZIA Vinko Tomic e Dragan Mladenovic, avevano una «missione»:

IL COLPO VENEZIA Vinko Tomic e Dragan Mladenovic, avevano una «missione»:
IL COLPOVENEZIA Vinko Tomic e Dragan Mladenovic, avevano una «missione»: «impadronirsi di una spilla e un paio di orecchini di platino e diamanti della mostra I tesori dei...

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IL COLPO
VENEZIA Vinko Tomic e Dragan Mladenovic, avevano una «missione»: «impadronirsi di una spilla e un paio di orecchini di platino e diamanti della mostra I tesori dei Moghul e dei Maharaja» in corso a Venezia, a Palazzo Ducale, tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018. Per farlo «con ogni probabilità su commissione», hanno violato «un luogo simbolo della cultura, della storia e della civiltà italiane» qual è Palazzo Ducale, «meta del turismo internazionale in una città che è costantemente sotto i riflettori del mondo»: Venezia.

Lo scrive il giudice Enrico Ciampaglia nelle motivazioni con cui spiega la sentenza letta in abbreviato a fine settembre che condannava a 5 anni e 4 mesi di carcere Vinko Tomic, 61 anni, origine bosniaca, considerato il capo della banda e l'ideatore del furto, nonché colui che ha rubato i gioielli; e a 6 anni di reclusione Dragan Mladenovic, 54 anni, ancora latitante, che avrebbe fatto da palo durante l'apertura della teca. Era il 3 gennaio 2018 e alle 20.03 e 28 secondi si consumava quello che il mondo ribattezzò furto del secolo. Capace di creare «grande allarme sociale e disdoro per il nostro Paese e la sua immagine» anche per il «rilevantissimo valore economico, artistico e storico dei beni, da considerarsi patrimonio dell'umanità e non solo privata collezione».
COLPO SU COMMISSIONE
Se lo schiaffo a Palazzo Ducale era già stato stigmatizzato da parte dello stesso giudice il giorno della sentenza, nelle diciassette pagine di motivazione si mette nero su bianco il colpo su commissione sia per il fatto di non poter rivendere gioielli di quel valore, sia per «la circostanza che una collana di rilevante valore economico è stata lasciata all'interno» della stessa teca che ospitava i gioielli rubati. Ci sono poi i continui sopralluoghi nei giorni precedenti da parte della banda, della quale facevano parte Zelmir Grbavec, 48 anni, indicato come l'autista del gruppo; Zvonko Grgic, 44 anni e Vladimir Durkin, 48 anni, accusati soltanto di due tentativi di furto non andati a buon fine: i tre hanno patteggiato rispettivamente 3 anni e 8 mesi (Grbacev) e 2 anni, 10 mesi e 20 giorni (Grgic e Durkin).
Parlando soltanto di Tomic e Mladenovic, il giudice insiste: «L'unica spiegazione plausibile» alle continue visite nelle sale di Palazzo Ducale era «la passione predatoria che li accomuna e il comune intento criminoso». Una «spiccata capacità a delinquere» con i molti precedenti di Mladenovic e Tomic, «coinvolto in analoghi episodi sia in Europa sia in paesi extraeuropei» (faceva parte del gruppo delle Pink Panther). «Gli imputati non hanno mostrato segno alcuno di pentimento - continua il giudice - né tantomeno hanno fornito indicazioni sulla sorte dei gioielli trafugati o sul nome del loro committente o ricettatore». In modo «di assicurare a sé e all'intero gruppo criminale l'ingente profitto (milionario)» del colpo del secolo. Nessun accenno invece alle falle nella sicurezza di Palazzo Ducale, come sempre sottolineato dall'avvocato Simone Zancani, legale di Tomic.
L'ASSICURAZIONE
Per il furto dei gioielli, la Lloyds assicurazione ha versato, sulla base di una perizia che non è stata contestata, 7.881.853,23 dollari nelle casse dello sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar.

E alla costituzione di parte civile di Lloyds, il giudice dedica spazio nelle motivazioni. «Non si riesce a delineare quale possa essere stato il danno non patrimoniale» per il colosso delle assicurazioni, escluso dai risarcimenti ma con aperta la strada di una causa civile. «Paradossalmente - continua il giudice Ciampaglia - si potrebbe ritenere rafforzata l'immagine dell'assicurazione in quanto questa ha dimostrato di riuscire a pagare un indennizzo milionario, indice di solidità e solvibilità».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino