IL CASO TREVISO «Prima un odore acre. Poi la gola in fiamme e gli occhi

IL CASO TREVISO «Prima un odore acre. Poi la gola in fiamme e gli occhi
IL CASOTREVISO «Prima un odore acre. Poi la gola in fiamme e gli occhi che lacrimavano: abbiamo avuto paura». Raccontavano così l'ingresso a scuola alcuni studenti del Liceo...

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IL CASO
TREVISO «Prima un odore acre. Poi la gola in fiamme e gli occhi che lacrimavano: abbiamo avuto paura». Raccontavano così l'ingresso a scuola alcuni studenti del Liceo Canova. Era lo scorso settembre, e il parallelismo con l'inquietante episodio di ieri a Pavia è immediato. Spray urticante e concentrazione di giovani: un mix che rischia sempre più spesso di avere conseguenze letali. Ieri il maxi-intervento del 118, causato dall'uso di uno spray al peperoncino all'interno di una scuola superiore di Pavia, ha causato l'intossicazione di trenta persone. Mentre sono cinque quelli rimasti intossicati per lo spray al peperoncino in un centro di formazione di Soncino, in provincia di Cremona. Stesse modalità a Treviso ad inizio anno scolastico.

LO SCHERZO
Al Canova fu una mattinata da dimenticare, ma per fortuna non finì in tragedia. Il gesto goliardico mandò in ospedale cinque studenti in ospedale creando caos all'ora di ingresso alle lezioni. Era sabato mattina: verso le ore 9, all'interno dell'area del Liceo A. Canova in via Mura di San Teonisto, uno spray urticante causò piccoli malori ad una decina tra ragazzi e insegnanti. Scene di panico e l'intervento di alcune ambulanze, per prestare i primi soccorsi, e dei vigili del fuoco per cercare di capire cosa fosse successo e la polizia locale per mettere in sicurezza la zona. «Cinque minuti prima che suonasse la campanella, volevamo salire per entrare in classe - spiegava una studentessa - appena salite le scale tutti tossivano. Abbiamo superato la porta d'ingresso ma in atrio abbiamo iniziato a tossire anche noi e ci bruciavano gli occhi. Stava succedendo a tutti la stessa cosa». A quel punto il professore di religione raduna un gruppetto di studenti e li ricovera in sala professori cercando di chiudere la porta. Ma il personale Ata mette in atto l'evacuazione. «In tanti tossivano - venne raccontato - ci hanno mandati fuori e ci hanno assembrati di fronte all'ingresso centrale. Abbiamo captato che qualcuno aveva sparso qualcosa in atrio».
NESSUN COLPEVOLE
Molti ragazzi stavano male, avevano la gola in fiamme e gli occhi che lacrimavano. Qualcuno ipotizzò, o messe in circolo la voce, che fossero state rilasciate delle sostanze nocive nell'aria nel corso dell'ultima disinfestazione, o che il colpevole fosse un idrante malfunzionamento. Nulla di tutto ciò. Era stato un gesto goliardico rimasto senza colpevole. Si perchè di telecamere non ce n'erano, di testimoni tanto meno, e dimostrare chi avesse effettivamente spruzzato lo spray urticante all'ingresso dell'atrio non fu in alcun modo possibile.

Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino