IL CASO TREVISO Obiettivo Risarcimento passa al contrattacco e stavolta chiede

IL CASO TREVISO Obiettivo Risarcimento passa al contrattacco e stavolta chiede
IL CASOTREVISO Obiettivo Risarcimento passa al contrattacco e stavolta chiede un indennizzo per se stessa anziché per i propri clienti: la società di Villorba, specializzata nei...

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IL CASO
TREVISO Obiettivo Risarcimento passa al contrattacco e stavolta chiede un indennizzo per se stessa anziché per i propri clienti: la società di Villorba, specializzata nei risarcimenti agli utenti vittime di malasanità, ha intentato una causa per danni alla Rai per dieci milioni di euro. All'origine dell'azione legale, lo spot pubblicitario dell'azienda trevigiana, con protagonista la conduttrice e attrice Enrica Bonaccorti, che, la tivù di Stato aveva prima trasmesso, ma poi, secondo quanto affermano i ricorrenti stessi, aveva deliberatamente censurato nonostante il parere favorevole alla messa in onda di un organo terzo, lo Iap, Istituto di autodisciplina pubblicitaria, invocato da Rai stessa.

IL RIFIUTO
«Tanto la sospensione cautelativa inizialmente disposta da Rai che il permanere del rifiuto alla messa in onda dello spot hanno determinato in capo ad Obiettivo Risarcimento spiega Giovanni Dal Poz, legale della società - un ingente danno sia patrimoniale che non patrimoniale, anche in termini di lesione d'immagine, oltre che al danno conseguente alla perdita di chance, di cui si richiede integrale ristoro per un importo quantificato in dieci milioni di euro». La vicenda era scoppiata a cavallo tra dicembre e gennaio scorsi: nella pubblicità, la Bonaccorti faceva riferimento agli errori che avvengono anche negli ospedali e invitata, chi ritenesse di averli subiti, a rivolgersi a Obiettivo Risarcimento. Lo spot era stato mandato in onda, anche in prima serata, su tutte le reti principali: Rai, Mediaset e La 7. Le frasi, però, avevano suscitato la protesta dell'Ordine e di alcuni sindacati dei medici, secondo cui il messaggio fomentava una volontà di rivalsa e la rottura del rapporto di fiducia tra medico e paziente. Così, dopo la prima giornata di programmazione, mentre montava anche la polemica politica, il video era stato stato dalle prime due emittenti. Solo La 7 aveva proseguito con i passaggi concordati.
I COMPORTAMENTI

Dopo che lo Iap aveva dato parere favorevole, Mediaset aveva poi ripreso a trasmetterlo (garantendo anche una maggiore esposizione a ristoro dei disagi subiti riconoscono dall'azienda committente), mentre Viale Mazzini aveva continuato a tenerlo bloccato, nonostante i solleciti degli avvocati dell'impresa trevigiana. «Il nostro spot sottolineano Roberto e Paolo Simioni, presidente e amministratore di Obiettivo Risarcimento - pur avendo uno scopo promozionale, veicola anche un' utile informazione circa l'esistenza di un diritto. Il messaggio non è mai stato né fuorviante, né denigratorio, né irrispettoso, né falso, né ingannevole: cosa confermata sia dallo Iap, ma anche dalla stessa Rai in fase di visione preliminare dello spot rispetto alla messa in onda». Contro la decisione, la società si è rivolta allora all'Agcom, alla Commissione Europea ed infine alla magistratura. Per chiedere di far luce su quella che ritiene una chiara intromissione sulla linea editoriale della Rai da parte della politica, su pressioni delle associazioni di categoria mediche, a tentare ancora una volta di far tacere chi ha da dire qualcosa di scomodo, ma gravemente reale».
Mattia Zanardo
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Il Gazzettino