IL CASO PORDENONE Per quasi vent'anni è stato l'addetto al videoterminale

IL CASO PORDENONE Per quasi vent'anni è stato l'addetto al videoterminale
IL CASOPORDENONE Per quasi vent'anni è stato l'addetto al videoterminale in una stazione dell'Arma. Ed è lavorando al computer che ha cominciato ad avere problemi al collo. Gli...

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IL CASO
PORDENONE Per quasi vent'anni è stato l'addetto al videoterminale in una stazione dell'Arma. Ed è lavorando al computer che ha cominciato ad avere problemi al collo. Gli è stata diagnosticata una cervicobracalgia, quel dolore e quelle fitte che hanno origine nel collo e si irradiano verso le dita della mano. Il problema era associato a un'ernia discale che costringeva l'ex carabiniere a continue terapie. L'uomo - un brigadiere capo dei carabinieri di Maniago che si è congedato nel 2012 - ha chiesto la pensione privilegiata, che consiste nel riconoscimento di un aumento pari a un decimo della somma percepita. Il ministero gli ha respinto l'istanza sostenendo che i problemi di salute non erano riconducibili al lavoro e che non c'era alcun nesso causale tra la cervicobracalgia e le tante ore passate davanti al computer. È all'attenzione della Corte dei conti di Trieste, competente per le cause di servizio del pubblico impiego, che l'avvocato Enrico Cleopazzo ha portato il caso. I giudici contabili per poter valutare l'istanza si sono affidati a un consulente medico legale. Le conclusioni della perizia sono state a favore dell'ex carabiniere: le ernie discali sono state effettivamente causate dai quasi 20 anni passati al videoterminale in una posizione non ergonomica. La consulenza ha fatto sì che la Corte dei conti annullasse il provvedimento del Ministero: l'ex militare ha diritto alla cosiddetta pensione privilegiata, ovvero a un aumento rispetto alla somma che gli spetta. Si tratta di una sentenza di primo grado ed è molto probabile che venga appellata. «Ma questo - spiega l'avvocato Cleopazzo - non mi preoccupa. La perizia medico-legale disposta dal giudice è così tranciante che sarà difficile ribaltare la sentenza emessa dal giudice di Trieste che ha valutato la causa di servizio».

C.A.
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Il Gazzettino