IL CASO PORDENONE Ci sono due costituzioni di parte civile nel processo dove

IL CASO PORDENONE Ci sono due costituzioni di parte civile nel processo dove
IL CASOPORDENONE Ci sono due costituzioni di parte civile nel processo dove Murad Dudaev, 29 anni, di Pordenone, è chiamato a difendersi dall'accusa di diffamazione. La vicenda...

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IL CASO
PORDENONE Ci sono due costituzioni di parte civile nel processo dove Murad Dudaev, 29 anni, di Pordenone, è chiamato a difendersi dall'accusa di diffamazione. La vicenda riguarda alcuni post lasciati su Facebook dopo la tragica morte di Gianfranco Manconi, ex pesista trovato morto il 16 febbraio 2016 in Sardegna. La notizia del decesso, senza alcun particolare sulle circostanze, era stata appresa dalla stampa. Manconi aveva 38 anni, era un bodybuilder di fama nazionale e sollevava pesi dalla panca. A Pordenone era conosciuto nell'ambito della pesistica e per essere incappato in due vicende giudiziarie: un'aggressione in provincia di Udine e un giro di sostanze dopanti che aveva coinvolto lo stesso Dudaev.

È con veemenza che il 29enne aveva affidato a Facebook le sue (irripetibili) considerazioni sull'ex amico appena deceduto. Ieri il processo è cominciato con le questioni preliminari davanti al giudice monocratico Iuri De Biasi. Dopo l'ammissione delle prove, vi è stata la costituzione di costituzione di parte civile degli avvocati Daniela Magaraci e Aurelio Schintu, che tutelano sorella e madre di Manconi. Per ciascuna delle parti i legali chiedono un risarcimento di 20mila euro. Il processo entrerà nel vivo alla prossima udienza, fissata per il 14 novembre. A difendere Dudaev sarà l'avvocato Antonella Brandolisio.

Era stata la famiglia di Manconi a querelare Dudaev. Sul suo profilo Facebook era comparso l'articolo uscito sul giornale corredato da una serie di commenti offensivi contro la memoria di Manconi. Frasi cattive e piene di rabbia, insulti e parolacce che hanno addolorato i familiari. Gli attriti tra Dudaev e Manconi risalivano al 2011. Dudaev era stato condannato per un giro di sostanze dopanti, tutte a base di ormoni, che arrivavano dall'Ucraina nascoste in colorate scatole di cioccolatini con scritte in cirillico. Dudaev ha sempre negato di aver gestito un traffico di sostanze proibite, sostenendo di essersi limitato ad acquistare farmaci per uso personale da Manconi. Da qui la violenta reazione e gli insulti alla memoria di Manconi.
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Il Gazzettino