IL CASO PADOVA Ieri mattina ha strappato delle strisce di lenzuolo, le ha legate

IL CASO PADOVA Ieri mattina ha strappato delle strisce di lenzuolo, le ha legate
IL CASOPADOVA Ieri mattina ha strappato delle strisce di lenzuolo, le ha legate insieme, le ha attaccate alla finestra del bagno, poi se le è girate attorno al collo e si è...

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IL CASO
PADOVA Ieri mattina ha strappato delle strisce di lenzuolo, le ha legate insieme, le ha attaccate alla finestra del bagno, poi se le è girate attorno al collo e si è impiccato nella sua cella nella casa di reclusione di via Due Palazzi. A togliersi la vita è Ahmed Mohamed Yassin, egiziano, 61enne, che era stato giudicato colpevole di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, condannato a 30 anni di reclusione per l'assassinio a colpi di accetta di Giulia Candusso, la 45enne di Gemona uccisa a colpi di accetta nel bosco di Osoppo, il 7 luglio 2011.

Quel mattino la coppia aveva avuto un violento litigio. La donna si era rifiutata di sposare il compagno. Il suo no aveva scatenato la furia omicida dell'egiziano. Yassin aveva colpito la compagna con un'accetta, ripetutamente, almeno con 4 fendenti vibrati con violenza al capo. Poi l'aveva lasciata a terra, senza vita, nel bosco di La Vuache e si era dato alla fuga. Nel giro di un paio d'ore i carabinieri del reparto operativo di Tolmezzo, di Osoppo e del nucleo investigativo di Udine avevano risolto il caso, scovando e arrestando l'egiziano.
La sentenza di primo grado è arrivata a poco più di un anno di distanza dai fatti, pesante come un macigno. Il pm Alessandra Burra, titolare delle indagini, aveva chiesto una condanna a 24 anni di reclusione. Sulla scorta della consulenza tecnica, il gup ha ritenuto Yassin perfettamente capace di intendere e volere e ha usato un metro ancora più severo. Ha riconosciuto entrambe le aggravanti prevalenti e ha comminato l'ergastolo che, ridotto per il rito, fa 30 anni di carcere.
Yassin, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, era in aula alla lettura della sentenza. L'ha ascoltata e non ha fatto una piega. Il suo avvocato, Andrea Castiglione, ha preferito non farlo parlare. «Soffre ancora di allucinazioni e dice di sentire le voci», aveva spiegato il legale che aveva puntato la difesa sul vizio di mente, se non totale quanto meno parziale, riconosciuto dalla consulenza di parte.

In subordine aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per un ulteriore sconto di pena. L'uomo, che in passato aveva avuto comportamenti violenti anche in carcere, era tenuto sotto controllo dagli agenti della polizia penitenziaria. Ieri mattina, durante il primo giro delle 8 era vivo, seduto sul suo letto. Un'ora dopo il poliziotto l'ha trovato appeso. Tutti i soccorsi sono stati inutili.
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Il Gazzettino