Il campo di volo un secolo dopo

Il campo di volo un secolo dopo
CASTELLO DI GODEGO - Dopo un secolo ritrovato il campo di volo della prima guerra mondiale a Castello di Godego: domani commemorazione e festa. E sarà un vero e proprio...

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CASTELLO DI GODEGO - Dopo un secolo ritrovato il campo di volo della prima guerra mondiale a Castello di Godego: domani commemorazione e festa. E sarà un vero e proprio avvenimento vista l'importanza delle celebrazioni per il centenario della fine della Grande Guerra.

Proprio a Castello di Godego si parlava della presenza di un campo di volo ma senza sapere dove, gestito da chi, in che periodo. L'amministrazione comunale in collaborazione con il nucleo locale dell'Aeronautica militare più di un anno fa ha iniziato a pensare a una ricerca che potesse individuare la zona esatta in cui era stato ricavato questo campo. Così si è pensato anche alla collaborazione con un esperto del settore, lo storico-scrittore Luigino Caliaro e grazie anche ai suoi studi e ricerche i risultati sono stati strabilianti. Si è individuata la zona esatta ai Prai di Godego dove era situato il campo di volo (1916-18), inoltre sono emerse mappe e fotografie d'epoca oltre al fatto che questo era un campo di volo dell'aviazione franco-italiana. Scoperto anche un incidente avvenuto nel giugno del 1918 quando un pilota inglese è precipitato al suolo dopo il decollo. Per questo motivo è stato inviato un invito ufficiale anche all'ambasciata inglese. Domenica infatti si svolgerà una giornata della memoria proprio nell'area del campo di volo dove è stato allestito un tendone che ospiterà al mattino la messa e poi il pranzo ufficiale in collaborazione con il gruppo alpini. Saranno effettuati anche sorvoli, atterraggi e decolli con aerei d'epoca e poi sarà collocata anche una lapide ricordo. «La rilevanza storica risulta evidente-spiega la vicesindaco Barbara Gardiman che insieme al sindaco Pier Antonio Nicoletti e al presidente del nucleo arma aeronautica Paolo Pallaro hanno portato a termine questo progetto-non fosse altro per l'importanza che il campo destava per l'esercito francese (per tre mesi) ma soprattutto italiano, considerato che dallo stesso partivano ricognitori aerei per i rilevamenti fotografici delle linee del fronte. Recuperare e tramandare queste testimonianze, queste memorie alle future generazioni risulta essere più che una scelta, un dovere e per questo impegno vanno ringraziate le associazioni d'arma e chi ha lavorato al progetto».
Gabriele Zanchin
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Il Gazzettino