Il cammino del ddl Cirinnà sulle unioni civili - se possibile - si complica. Non bastassero le divisioni interne al Pd, lo scontro con gli alleati Ncd, i turbamenti del M5S,...
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Intanto la commissione Bilancio del Senato ha dato il parere «non ostativo» al ddl e sono stati bocciati 528 emendamenti ai primi due articoli per mancanza di coperture. Alfano è tornato sulle conseguenze «traumatiche» che avrebbe un voto Pd-M5S a favore della stepchild adoption. «Lavoreremo - ha garantito il leader Ncd - per far capire al Parlamento che «è bene anche per le istituzioni non dividere così tanto il Paese». L'unica via d'uscita per Alfano è «stralciare questa norma e fare un provvedimento specifico sulle adozioni». Una strada che nel Pd molti stanno indicando ben sapendo che vorrebbe dire aggirare lo scoglio e rinunciare al sostegno dei 5Stelle. Una strada che ieri il cattolico Tonini aveva di nuovo prospettato aprendo allo stralcio della stepchildadoption e che la vice segretario del Pd Debora Serracchiani ha subito chiarito non essere «la posizione di Renzi». Qualche ritocco ci potrà essere, si possono apportare altri «miglioramenti» «ma appare decisamente inopportuno lavorare con le forbici su un testo di legge che nel suo complesso ha un'intrinseca coerenza». Le tensioni tre cattoDem e laici c'erano prima e ci sono ancora. Il gruppo pd avrebbe individuato gli emendamenti che riscrivono gli articoli 2 e 3 in modo da diversificare maggiormente le unioni civili dal matrimonio.
Era una delle richieste di Ap e del mondo cattolico. Ma ha scatenato la reazione di 14 senatori della corrente di Matteo Orfini e Andrea Orlando, i Giovani Turchi, della responsabile diritti del Pd Micaela Campana e di Beppe Lumia, capogruppo in commissione Giustizia. Il bersaniano Federico Fornaro e Lucrezia Ricchiuti, di ReteDem hanno minacciato di non votare il ddl se venisse stralciata la stepchild adoption.
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Il Gazzettino