Il Barbiere di Pizzi per il Rossini Opera Festival

Il Barbiere di Pizzi per il Rossini Opera Festival
Ricciardo e Zoraide, Adina e Barbiere sono i tre titoli proposti dal Rossini Opera Festival di Pesaro. Il Ricciardo sfoggia i migliori cantanti rossiniani +di oggi, con il soprano...

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Ricciardo e Zoraide, Adina e Barbiere sono i tre titoli proposti dal Rossini Opera Festival di Pesaro. Il Ricciardo sfoggia i migliori cantanti rossiniani +di oggi, con il soprano sudafricano Pretty Yende, belcantista eccelsa, a fianco di Juan Diego Flórez, sempre più che autorevole.

Figurava pure un baritenore russo, Sergey Romanovsky, dalle ardenti coloriture, e un mezzo soprano pure russo, Victoria Yarovaya, dalla sontuosa vocalità. Purtroppo la fantasmagoria delle voci è compromessa da uno spettacolo vistoso, trapiantato nelle serre decorative dell'opera ballo francese dell'Ottocento. L'intrusione del balletto, in un testo che non lo richiede, è distraente e compromette la perfetta euritmia dei pezzi di insieme, la cifra decisiva del Ricciardo. Se si voleva ritornare alla oleografia ottocentesca, tanto valeva tentare il recupero delle bellissime scene dipinte originali di Sanquirico.
Adina è una farsa un po' ampliata rispetto ai precedenti rossiniani scritti per il veneziano San Moisè. È una specie di pasticcio, costituita da diverse fonti, dal Sigismondo soprattutto. La regista Rosetta Cucchi enfatizza le situazioni moltiplicando gli effetti scenici, che si svolgono intorno a una immensa torta nuziale, in un accumulo di scene e controscene. C'era però una prima donna eccezionale come Adina, Lisette Oropesa, una americana di origine cubana di cui sentiremo parlare.
Il Barbiere per la regia, scene e costumi di Pierluigi Pizzi è lo spettacolo più rilevante del festival. Non c'è soltanto una depurazione degli eccessi farseschi di cui il regista ha parlato; c'è anche un ritorno alla tradizione nel più alto senso del termine, con una nitidezza di segno alla Strehler e alla De Lullo: l'attualità della vecchia scuola.
Questo Barbiere sembra uscito da un laboratorio illuminista mozartiano, dalle Nozze di Figaro. Nella sobrietà dell'impianto scenico dominano il bianco, il grigio e colori opalescenti, mentre il nero è prevalente nei costumi maschili prossimi all'epoca di Rossini.
I cantanti sono in gran parte giovani usciti dall'Accademia di Pesaro e si adagiano alle richieste di Pizzi che ha molto lavorato anche sulla recitazione. 
Singolare è il disegno della figura di Rosina, una ragazzina disinvolta con un abito azzurro adolescenziale. La direzione del canadese Yves Abel, con l'eccellente orchestra della Rai, si apprezza per la sicurezza e l'autocontrollo.

Mario Messinis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino