IERI POMERIGGIO UDINE Circa un centinaio di persone ieri pomeriggio ha manifestato

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IERI POMERIGGIOUDINE Circa un centinaio di persone ieri pomeriggio ha manifestato davanti alla Prefettura di Udine in via Piave, per denunciare la mala gestione dei migranti dopo...

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IERI POMERIGGIO
UDINE Circa un centinaio di persone ieri pomeriggio ha manifestato davanti alla Prefettura di Udine in via Piave, per denunciare la mala gestione dei migranti dopo il caso dell'ex Cavarzerani. Il sit-in è stato organizzato dall'associazione Ospiti in Arrivo, che attraverso i suoi referenti ha rivolto alle istituzioni diversi quesiti: «Perché non sono state aperte strutture ricettive separate per l'isolamento fiduciario dopo il decreto del 17 marzo, ormai più di quattro mesi fa, che impone l'isolamento a chi proviene dai Balcani? Perché si è deciso per la concentrazione di massa nella Cavarzerani?».

Gli attivisti hanno poi espresso la solidarietà alle persone chiuse dalla zona rossa nella struttura di via Cividale, invitando la politica al «cambiamento di questo sistema disumano di gestione del fenomeno migratorio, fatto di muri, fili spinati, telecamere, polizia, esercito, violenze, torture, respingimenti e strutture concentrazionarie». Paola Tracogna, per Ospiti in Arrivo, si è detta «sorpresa che le autorità considerino tutto ciò un evento emergenziale, questo modello si può superare ha aggiunto - occorre tornare a una accoglienza diffusa, prevedere dei centri ad hoc per gestire i nuovi flussi». Sebbene il sistema italiano di accoglienza dei migranti «sia lontano dall'essere equo, queste strutture sono state pensate per essere luoghi di prima accoglienza, non delle strutture in cui le persone passano mesi e anni stipate aspettando la risposta della Commissione e che possono diventare delle prigioni e dei focolai di contagio per la volontà o l'incompetenza delle istituzioni» hanno sottolineato gli altri manifestanti. Le persone migranti che arrivano in Italia, «che scappino da qualcosa o che inseguano una vita migliore, hanno vissuto anni in viaggio, hanno passato l'inferno della rotta mediterranea o della rotta balcanica con le loro torture e respingimenti; quando riescono ad arrivare in Europa l'accoglienza che riserviamo loro non può avere la forma di una prigione». Quello che è accaduto in particolare alla Cavarzerani, «è successo perché i nuovi arrivi, invece che essere tenuti in isolamento in spazi appositi e separati come disposto dal Ministero della Salute, sono stati tenuti all'interno del perimetro, nonostante anche l'Azienda Sanitaria si fosse dichiarata contraria per ragioni mediche: la zona è separata dal resto della struttura solo da una rete metallica. Ciononostante, sono piccolissimi numeri (solo 4 casi) che non segnano certo una nuova emergenza Covid né designano i migranti come untori, anche perché i positivi vengono trasferiti in altri luoghi appena arriva la conferma del risultato».
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Il Gazzettino