I tormenti di Alfano Ncd prepara il sì Forza Italia nel caos

I tormenti di Alfano Ncd prepara il sì Forza Italia nel caos
La notte è stata lunga e pochissimi hanno dormito. Non Angelino Alfano e i suoi che si riuniscono in tarda serata per decidere alla luce dell'appello del premier Renzi, se...

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La notte è stata lunga e pochissimi hanno dormito. Non Angelino Alfano e i suoi che si riuniscono in tarda serata per decidere alla luce dell'appello del premier Renzi, se votare per Mattarella con il resto della maggioranza, anche consci della defezione dei parlamentari eletti al Sud. Decisione rinviata a quest'oggi: segnale chiaro della rabbia che serpeggia tra i neocentristi. «Non ci facciamo prendere in giro da Lotti dopo che per salvare il governo abbiamo rotto il Pdl», spiega un pezzo grosso del governo. Il ministro dell'Interno, pressato per tutta la giornata da Renzi e dai suoi, che gli spiegano come «sia difficile per il titolare del Viminale non condividere il voto per il Capo dello Stato», si tiene in costante contatto con Berlusconi, costretto ad Arcore, nel tentativo di trovare una posizione comune. Cosa che non avviene, almeno fino a ieri sera perché Berlusconi dà ancora indicazione di votare scheda bianca.

Non dormono, ovviamente, i forzisti, più divisi che mai, che attendono l'ultima mossa del loro leader. Il quale è tentato da un'uscita a sorpresa, ma aspetta «un intervento speciale» da parte del leader del Pd. Ossia una telefonata, nella quale Renzi possa offrire una concreta argomentazione politica per farlo uscire dall'angolo. Già, perché, alla fine della convulsa giornata di ieri, il Cavaliere, pur ribadendo di «stimare Mattarella, ma di non apprezzare affatto il metodo con cui Renzi lo ha scelto», si rende conto di essere alle corde. Lo capisce già nel pomeriggio, quando apprende che l'Area popolare, della quale fanno parte l'Ncd e l'Udc, sta rompendo il fronte. E quando gli raccontano che Casini ed Alfano hanno incontrato Renzi che, poco dopo, rivolge a tutte le forze politiche il suo appello. E infatti, undici senatori di Area popolare, dopo le parole del premier, auspicano «un voto convinto e compatto a sostegno della candidatura a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, persona di alto profilo giuridico ed istituzionale».

Sembra la fine della riconciliazione tra gli ex forzisti. Ma anche la sua Forza Italia è in ebollizione. Gli ex dc e i parlamentari del Meridione sono pronti a votare Mattarella. Letta e Verdini consigliano prudenza. Ma, quando arriva Renzi, il suo consigliere politico, Giovanni Toti, dichiara che l'appello alla condivisione «è arrivato tardi» e, sprezzante, commenta: «Renzi, chi?». E Renato Brunetta, getta ancora benzina sul fuoco con un irridente «Matteo, stai sereno». Intanto, Fitto e i suoi si riuniscono in un albergo vicino Montecitorio e cannoneggiano il vertice forzista. In particolare, il cosiddetto cerchio magico che, per stanare quanti vogliono votare per Mattarella, stava convincendo Berlusconi a dare l'ordine di non votare più scheda bianca alla quarta votazione, ma di uscire dall'aula. «Qui si tratta dell'elezione del presidente della Repubblica - scandisce l'ex governatore della Puglia - non partecipare al voto è roba da Sud America». Berlusconi capisce al volo. E, consapevole della crisi di nervi in cui si è avvitato il centrodestra, dice no all'Aventino e dà l'indicazione della scheda bianca alla quarta votazione «per responsabilità e per senso delle istituzioni».
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Il Gazzettino