I sanitari delle case di riposo dimenticati e oppressi di lavoro

I sanitari delle case di riposo dimenticati e oppressi di lavoro
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SOCIALE
ROVIGO «Mentre la Regione, giustamente, premia i lavoratori della sanità per il grande contributo di questi mesi, i lavoratori delle case di riposo diventano gli angeli dimenticati sui quali si scarica il mancato e necessario investimento economico: se realmente Uripa, che rappresenta le case di riposo del Veneto, Rsa e Regione vogliono evitare la deriva e il fallimento del mondo residenziale per anziani, è indubbia la necessità di investire su chi vi lavora attraverso risorse economiche dedicate ed una grande riforma che ne riconosca ruolo e strategicità».

I MERITI DEL PERSONALE
Sono i segretari di Fp Cgil, Fp Cisl e Fpl Uil, Davide Benazzo, Francesco Malin e Cristiano Pavarin, ad accendere i riflettori sugli operatori delle residenze sanitarie extraospedaliere. «L'emergenza non è terminata - sottolineano - ma è anche chiaro a tutti il grande risultato ottenuto nelle nostre Rsa per anziani, dove si è impedito che il virus entrasse con le conseguenze catastrofiche che abbiamo visto in altre realtà. Sicuramente il grande merito va a tutti i lavoratori che hanno saputo tutelare al meglio gli ospiti non solo all'interno delle strutture, ma anche nei comportamenti tenuti fuori, proprio per evitare di diventare il veicolo per il virus. Se da un lato è chiaro e palese il ruolo delle Rsa, nell'integrazione sanitaria territoriale che ha di fatto dimostrato nei fatti la grande lungimiranza dei legislatori del passato di questa Regione, ancora oggi si continua a scaricare su queste realtà i costi di un bisogno assistenziale sempre più emergente e che con il Covid, è diventato ancora più importante, visti gli aumentati costi per l'organizzazione messa in atto e per le mancate entrate dovute alla progressiva riduzione di ospiti».
IMPEGNO MISCONOSCIUTO

Le case di riposo, dunque, rappresentano un presidio fondamentale, ma secondo i sindacalisti, per i lavoratori di questo settore «non solo nessun riconoscimento del grande contributo di questi mesi, ma la precisa scelta di considerare questo mondo di serie B e assolutamente altra cosa dalla sanità, malgrado sia dimostrato nei fatti il contrario. Ci troviamo di fronte ulteriori riduzioni del personale in servizio, come sta per mettere in atto il direttore del Csa di Adria, che ha già interrotto i contratti a tempo determinato in essere, oppure alla Casa del sorriso di Badia dove, a causa della difficoltà a reperire personale a tempo determinato per le sostituzioni, si effettuano turni pesanti. Oltre all'utilizzo di Dpi che per conformazione e materiale, determinano un grande disagio per chi li utilizza, difficilmente sopportabile con l'aumento delle temperature. La conseguenza è che oltre al collasso economico del settore, i lavoratori stanno fuggendo, in primis infermieri, ma anche Oss, e diventa sempre più impossibile trovarne per mantenere almeno gli standard minimi di servizio. Rimaniamo sconcertati nel vedere, dopo anni di contenimento dei costi di questo settore scaricati sui lavoratori attraverso la riduzione degli organici, con turni sempre più massacranti e stipendi sempre più da fame, una nota dell'Uripa nella quale, per ridurre l'impatto della fuga di questi lavoratori, chiede alla Regione di sospendere le assunzioni di infermieri e Oss nelle Ulss del Veneto. I lavoratori se ne vanno, con il danno che ne consegue anche per la perdita non solo numerica, ma anche di professionalità, per come questo mondo viene trattato. La corda, ormai tirata allo spasimo, si sta rompendo e i lavoratori non intendono sopportare oltre, prefigurandosi una stagione di grosse proteste di tutto il settore».
F.Cam.
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Il Gazzettino