I PROTAGONISTI ODERZO «Vorrei fare i più sinceri ringraziamenti per

I PROTAGONISTI ODERZO «Vorrei fare i più sinceri ringraziamenti per
I PROTAGONISTIODERZO «Vorrei fare i più sinceri ringraziamenti per questo tempo a noi prezioso, è il più bel regalo che possano averci fatto». Poche parole, dal cuore di una...

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I PROTAGONISTI
ODERZO «Vorrei fare i più sinceri ringraziamenti per questo tempo a noi prezioso, è il più bel regalo che possano averci fatto». Poche parole, dal cuore di una madre che sta combattendo contro la malattia del proprio figlio. Una madre infermiera, che ha consapevolezza del difficile percorso che la attende. Ma è grazie al supporto di molti colleghi, alcuni sconosciuti, che - a tratti - trova la forza di sorridere. Ora l'infermiera opitergina destinataria dei 440 giorni donati (rispetto ai 30 di cui per legge potrà usufruire) si dedica a tempo pieno a suo figlio e alle sua salute. Forse non sa come questo piccolo miracolo della comunità si sia potuto realizzare. «Abbiamo saputo delle sue difficoltà - racconta F.B., infermiera che lavora in un altro reparto dell'ospedale di Oderzo - e ci siamo chieste come accelerare questa possibilità, visto che l'azienda non aveva ancora firmato il contratto con i sindacati di categoria».

LA MOBILITAZIONE
Sono seguite riunioni alle macchinette del caffè per capire come muoversi. «Abbiamo inoltrato la richiesta al direttore del personale, unitamente alla storia della collega, spiegando l'urgenza del caso». Pochi giorni e l'azienda sanitaria ha sbloccato la situazione. «Il 4 febbraio è stata mandata la mail a tutto il personale infermieristico perchè la legge prevede che solo il tuo comparto possa donare, escludendo quindi i medici». Ma alla mail in pochi hanno risposto, forse confusi dal linguaggio stringato e necessariamente burocratico. «Allora abbiamo cominciato a chiamare tutti i colleghi e a mandare whatsapp dettagliati perchè capissero l'importanza della cosa». Nelle corsie, in pausa pranzo, durante il cambio turno: l'ospedale si è mobilitato. «Hanno donato mamme, ma anche tanti uomini, single soprattutto. Dicevano: a me tutto questo tempo non serve, a lei e al suo bambino sì». Un fiume di bellezza, tanti cuori che battevano all'unisono. Il direttore delle Risorse Umane, Filippo Spampinato, nel chiudere la sottoscrizione due giorni fa, non credeva ai propri occhi. «147 persone e un monte ore da 440 giornate sono un risultato quasi incredibile - sottolinea - ora le ferie in eccesso andranno restituite ma si aprono possibilità importanti per il futuro». Anche il direttore generale Francesco Benazzi ha voluto ringraziare dipendenti e strutture Usl. Sino ad ora dell'unità trevigiana si è sempre parlato in termini di efficienza e best performance. Ma oggi la futura cittadella della salute mostra il suo volto umano. Persone per cui la cura è non solo una professione, ma anche vocazione.
I PRECEDENTI

In Francia l'hanno chiamata legge Mathys: era il nome di un bimbo morto per tumore al fegato nel 2009. Il padre, dipendente di uno stabilimento della Loira, finì i permessi cui aveva diritto per stare accanto al piccolo. I colleghi decisero di rinunciare a parte delle loro ferie e gli misero a disposizione 170 giorni. Molti gli esempi di questo tipo a Nordest: l'ultimo in ordine di tempo, alla Breton di Castello di Godego dove, lo scorso 20 settembre, i dipendenti hanno promosso un'iniziativa denominata Un'ora per Denis Fior. La gara di solidarietà alla Usl 2 ha fatto il giro del web: ma una volta tanto non si tratta di un'iniziativa immateriale. Le ore donate sono, come ha sottolineato l'infermiera opitergina, il regalo più bello e tangibile.
El.Fi.
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Il Gazzettino