I porti italiani divisi in 13 distretti: nessuna

I porti italiani divisi in 13 distretti: nessuna
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TRIESTE - L'Italia naviga verso 13 Distretti portuali o "Autorità di sistemi portuali" e con lei la riforma del settore. Ne è una premessa fondante la versione preliminare del Piano della portualità e della logistica portuale approvato venerdì dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro Graziano Delrio. E di questi 13 Distretti, uno indicherebbe Trieste con Monfalcone e San Giorgio di Nogaro e uno Venezia con Chioggia. A restare "indipendenti" sarebbero anche il porto di Roma capitale, Civitavecchia e Palermo. Verrebbero invece accorpate Ancona e Ravenna, sebbene la mappa dei Sistemi portuali non sia affatto data per scontata.

Lo si apprende da fonti vicine al Governo, che in tal modo fugano la prospettiva di una grande aggregazione portuale nel Nord-Adriatico fra Trieste, Venezia, Ravenna e Ancona. Occorre precisare che il piano della logistica è un testo ancora aperto e alquanto fluido, nel senso che è ora atteso al vaglio delle Commissioni parlamentari prima di tornare sul tavolo del Governo per l'approvazione definitiva. Numeri e fisionomie potrebbero cambiare anche di sostanza: non a caso, il ministero ieri ha puntualizzato che nel piano «non è contenuto alcun accorpamento definito di Autorità portuali». Il problema vero sta nelle inefficienze del sistema logistico, che «costano oggi 50 miliardi l'anno», e del "cluster" portuale, che genera il 2,6% del Pil nazionale pur avendo maggiori potenzialità». In ogni caso si legge la previsione di «uno Sportello unico dei controlli in capo all'Agenzia delle dogane», mentre si punta a passare «da 24 Autorità portuali ad Autorità di Sistemi portuali».
Il provvedimento sulla logistica assume la veste giuridica di decreto del presidente del Consiglio dei ministri, mentre la vera modifica riformatrice della legge sulla portualità (la numero 84 del 1994) dovrebbe avvenire mediante un atto successivo: l'intenzione del Governo sarebbe infatti quella di abolire le attuali 24 Autorità portuali istituendo in loro vece i Sistemi o Distretti, al cui vertice porre un presidente o un direttore di nomina esclusiva dell'Esecutivo, andando cioè a superare il sistema delle "terne" di candidati indicate dalle istituzioni del territorio. Tale misura potrebbe assumere la forma di decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione, coordinata dal ministro Marianna Madia.
«È stata delineata una strategia integrata, con azioni da compiere sia nei porti sia sulla loro accessibilità al fine di potenziare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e negli scambi internazionali», chiarisce Palazzo Chigi. «Tra gli strumenti individuati per la definizione di un Sistema mare efficace e per l'incremento dei traffici delle merci e della navigazione di passeggeri vi sono numerose azioni per la semplificazione amministrativa, l'efficienza dei controlli e delle procedure di sdoganamento, la promozione dell'intermodalità e dei collegamenti di ultimo miglio, l'attrazione di nuovi investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture portuali».
Frattanto lo scalo di Trieste risulta assieme a Taranto l'unico porto italiano a subire nella prima parte del 2015 una sensibile flessione dei traffici commerciali: una contrazione del 5,1% rispetto all'exploit dei diretti competitori transfrontalieri dell'area: Fiume più 24% e Capodistria più 18%.

M.B.

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Il Gazzettino