I piccoli della cicogna nascono con l'incubatrice

I piccoli della cicogna nascono con l'incubatrice
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LA STORIA
TREVISO Il punto nascite dell'Oasi Cervara cresce. Adesso è arrivata anche l'incubatrice. Tony e Stark l'hanno appena collaudata. Sono loro i primi cicognini venuti al mondo sotto le lampade termiche nella nursery del centro naturalistico di Santa Cristina, alle porte di Treviso. Le uova si sono schiuse il 1. maggio. Erano state messe nell'incubatrice un mese fa. Il macchinario consente di ridurre al minimo i rischi per i nuovi nati. La sua importanza è risultata evidente già dal primo utilizzo. Tony e Stark, infatti, non sono orfani. I loro genitori vivono nella voliera delle cicogne della stessa Oasi, che ospita una decina di esemplari. Ma qui le piogge e il freddo degli ultimi giorni avrebbe messo a repentaglio la sopravvivenza dei piccoli. Anche perché le cicogne in cattività non sviluppano appieno l'istinto materno.

LA DECISIONE
«Mettendo le uova nell'incubatrice abbiamo fatto la scelta giusta -spiega Erminio Ramponi, direttore dell'Oasi Cervara- purtroppo c'è la controprova. Non le abbiamo prelevate tutte dal nido, in modo da non causare scompensi alla madre. E un piccolo nato nella voliera alla fine non ce l'ha fatta». Tony e Stark, invece, stanno bene. Gli esperti del centro hanno pesato le uova giorno per giorno. «Ognuna deve perdere un grammo ogni due giorni -rivela il direttore- che è pari al peso degli alimenti mangiati dal piccolo che si sta sviluppando». Le lampade termiche continuano a garantire loro una temperatura di 37,8 gradi. E' la cosa più importante. La voliera ha richiamato in zona anche una decina di cicogne selvatiche. Hanno fatto il nido sui tralicci di Terna. Ma si teme che proprio il freddo inatteso di questi giorni possa aver portato alla morte buona parte dei piccoli appena nati. «Le cicogne selvatiche fanno tutto il possibile -sottolinea Ramponi- ma se le temperature calano sotto i 15 gradi, sono dolori per i piccoli».
GRADITI RITORNI

Tra le cicogne che hanno raggiunto l'Oasi Cervara ce ne sono due, in particolare, che potrebbero essere nate proprio a Santa Cristina. Sarebbe il primo ritorno. Non appena hanno le forze per migrare, infatti, tutti i cicognini intraprendono un lungo viaggio verso l'Africa. Volano anche per 6mila chilometri per andare a passare un periodo di tre anni verso l'equatore. Praticamente la loro adolescenza. Solitamente arrivano fino in Kenya. Ma alcuni esemplari possono raggiungere addirittura il Sud Africa. Poi l'istinto li fa tornare dove sono nati. E le due arrivate nei giorni scorsi potrebbero essere tra quelle nate nell'Oasi Cervara ormai tre anni fa. «Ma non possiamo avere la certezza perché non sono inanellate» chiarisce il direttore. Si proverà a farlo con un'altra cicogna, arrivata assieme a queste due, che invece ha un anello nero con il codice A27. «Potrebbe essere nata in un centro come il nostro. O forse in Austria o in Germania -conclude Ramponi- ci rivolgeremo all'Ispra, l'istituto per la protezione e la ricerca ambientale, e definiremo la provenienza».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino