I pescatori: «Difendeteci dal Mose»

I pescatori: «Difendeteci dal Mose»
CHIOGGIAIl Mose protegge la laguna, ma come la mettiamo con le barche in mare? Da quando le barriere mobili sono entrate in funzione, sia pure solo a titolo sperimentale, e hanno...

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CHIOGGIA
Il Mose protegge la laguna, ma come la mettiamo con le barche in mare? Da quando le barriere mobili sono entrate in funzione, sia pure solo a titolo sperimentale, e hanno dimostrato la loro efficienza nel proteggere Venezia e Chioggia, questo interrogativo serpeggia tra le marinerie e, ieri, i rappresentanti regionali delle associazioni delle cooperative di pesca, Gianni Stival, Antonio Gottardo e Marco Spinadin, l'hanno formalmente girato al dirigente del Provveditorato alle opere pubbliche, l'ingegner Valerio Volpe.

Le tre associazioni, Agci-Agrital, Fedagripesca e Legacoop Agroalimentare, rappresentano una flotta peschereccia che, in Veneto, conta circa 480 imbarcazioni, nelle province di Venezia e Rovigo.
Chioggia, in particolare, con circa 300 imbarcazioni, è la realtà più consistente, nonché la maggiore marineria italiana. In sostanza il problema, sollevato dai pescatori, è che l'innalzamento delle paratoie del Mose isola la laguna dal mare, bloccando la marea in entrata ma anche impedendo il rientro dei pescherecci in porto e, poiché, quasi sempre, l'acqua alta coincide con il maltempo (vento di bora o di scirocco e pioggia) le barche si trovano esposte a questi fenomeni.
Vale la pena di ricordare come, solo una settimana fa, Chioggia sia stata investita da una tromba d'aria che ha creato notevoli danni in città e lo stesso pericolo correrebbe una barca colta in mare da questi fenomeni atmosferici. Non che questa circostanza non fosse stata prevista dalla progettazione del sistema Mose, ma le conche di navigazione, necessarie per entrare in laguna quando sono alzate le barriere, saranno pronte tra circa un anno e anche i porti rifugio, nei quali le barche potrebbero ormeggiare in attesa che passi la perturbazione, non sono ancora operativi.
RIFUGI

Alcuni rifugi naturali come potrebbero essere le foci dei fiumi, non sarebbero praticabili per le barche più grandi. Altra questione è quella dei tempi di rientro dei pescherecci. Molti escono dal porto alla mezzanotte mentre l'innalzamento delle barriere può essere deciso la mattina seguente, quando i pescatori sono, ormai, lontani dalla costa e, comunque, passata l'emergenza, il tempo standard per riabbassare le barriere è di altre tre ore. E' evidente, quindi, quanto sarebbe utile un'informazione anticipata sugli orari e, soprattutto, un'informazione che raggiunga con certezza tutti gli interessati. I tre rappresentanti dei pescatori hanno, quindi, posto al Provveditore questo insieme di questioni chiedendo, da una parte, l'adozione delle misure tecniche correlate ai rischi segnalati, compreso il completamento infrastrutturale delle conche di navigazione e dei porti rifugio, nei quali servirebbe l'impianto di pali e bricole per ormeggiare in sicurezza, oltre a un potenziamento dell'illuminazione, dall'altra il coinvolgimento delle loro associazioni nel tavolo tecnico già previsto, proprio per affrontare i problemi segnalati. «Siamo soddisfatti dell'incontro con il Provveditore dicono i tre rappresentanti di categoria che ha prestato attenzione alle nostre richieste e assicurato il suo interessamento. Ora speriamo che si possa procedere rapidamente».
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino