I paletti del Colle su finanza e mercati: rispettare i vincoli di bilancio dell'art.81

I paletti del Colle su finanza e mercati: rispettare i vincoli di bilancio dell'art.81
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IL RETROSCENA
ROMA È durato poco meno di due ore l'esame-lezione di Sergio Mattarella a Giuseppe Conte. In questo lasso di tempo il premier incaricato (con riserva) ha compreso di essere in una scomoda posizione: tra due fuochi. Da una parte il capo dello Stato che gli ha ricordato i vincoli della Costituzione, a cominciare da quelli che vietano spese senza coperture. Dall'altra 5Stelle e Lega, che di quei vincoli (soprattutto i leghisti) se ne infischierebbero volentieri.

Il risultato già dalla prima uscita è stato sorprendente. Conte si è presentato alla stampa, lasciato lo studio del Presidente, come un centauro. Metà europeista e metà populista: una metamorfosi frutto della mediazione che ha cercato e voluto Mattarella nel lungo colloquio, descritto dall'entourage del capo dello Stato «molto cordiale» e utile per «conoscersi» e scoprire che Conte non appare tipo da far saltare il banco e ha idee condivisibili sull'Europa.
Con il professore di diritto privato, Mattarella ha fatto un discorso molto simile a quello snocciolato lunedì a Di Maio e Salvini: il governo deve raggiungere un proprio equilibrio. Niente sparate sui conti pubblici. Niente abiura della storica collocazione europea e atlantista dell'Italia. Perché con la Borsa che continua a calare e lo spread tornato a livelli allarmanti, sono a rischio «i risparmi dei cittadini». Ed è indispensabile assicurare al sistema-Paese la fiducia dei mercati attraverso la tenuta dei conti pubblici.
Qui Mattarella ha citato l'articolo 81 della Costituzione, quello che vieta la spesa pubblica senza le adeguate coperture. Raccontano che Conte abbia annuito, che si sia «mostrato estremamente consapevole del problema». Da capire, però, come farà a rispettare questo principio dovendo realizzare il contratto di governo giallo-verde che prevede uscite per oltre cento miliardi per finanziare flat-tax, reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero.
L'altro punto affrontato da Mattarella è il peso, l'autonomia e l'autorevolezza del presidente del Consiglio. Il capo dello Stato ha ricordato, anche qui, cosa detta la Costituzione. Questa volta all'articolo 95, che assegna al premier un ruolo cruciale: «Dirige la politica generale del governo e ne è responsabile». Insomma, il Presidente ha fatto presente a Conte che non potrà essere teleguidato da Salvini e Di Maio. E il premier incaricato ancora una volta ha dato piene assicurazioni al capo dello Stato, come poi dirà davanti ai cronisti prima di lasciare il Quirinale: «Il Contratto sarà fondamentale per l'azione del governo, nel rispetto delle prerogative che la Costituzione affida al presidente del Consiglio».
Sul Colle, insomma tracciano un bilancio sostanzialmente positivo del primo faccia a faccia tra Mattarella e Conte. Narrano dell'impegno del premier incaricato a garantire la «massima collaborazione» e di essere un perfetto interfaccia. Dunque, anche a essere pronto - come stabilisce sempre la Carta costituzionale - a discutere con Mattarella della lista dei ministri: nominati dal capo dello Stato su proposta del presidente del Consiglio.
I MINISTERI STRATEGICI

Però di nomi, proprio perché ligio alle regole, Mattarella non avrebbe parlato. Ha solo fatto presente che alcune caselle saranno «fortemente attenzionate». Quelle, in particolare, che riguardano i rapporti con l'Europa e il rispetto dei trattati internazionali: «Materia indisponibile per chiunque». Traduzione, Mattarella sarà molto attento a chi Conte proporrà per Economia (non è gradito Paolo Savona), per gli Esteri, per la Difesa e per gli Interni. Conte, raccontano, ha annuito. E Mattarella per sollevarlo, gli ha detto che non dovrebbe porre veti sui leader. Insomma, Salvini potrà andare al Viminale. Questa partita è però ancora tutta da giocare: il giuramento dei ministri avverrà sabato, forse lunedì.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino