I nipoti: «Lo zio era un esperto di volo. Forse un guasto»

I nipoti: «Lo zio era un esperto di volo. Forse un guasto»
LA TESTIMONIANZAPOLCENIGO «Non lo posso affermare con certezza, ma sono quasi sicuro che dietro a questo incidente ci sia un guasto meccanico». Leopoldo Scarpat abita a Sacile...

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LA TESTIMONIANZA
POLCENIGO «Non lo posso affermare con certezza, ma sono quasi sicuro che dietro a questo incidente ci sia un guasto meccanico». Leopoldo Scarpat abita a Sacile ed è uno dei due nipoti di Alfiero Scarpat, il pilota precipitato con il suo ultraleggero in località Grave a San Giovanni di Polcenigo, morto ieri sera all'ospedale di Udine. Parla con i carabinieri del Radiomobile, spiega al vicecomandante Ilario Zille alcuni aspetti tecnici: conosce bene la materia e per anni ha volato insieme allo zio, proprio su quello Zlin Savage appena precipitato in un campo. «Mio zio rimarca ai carabinieri era tutt'altro che uno sprovveduto: volava per passione dal '78. Prima utilizzava velivoli come Piper Aircraft e Cessna, poi tredici anni fa ha deciso di cambiare e di passare allo Zlin. Un ultraleggero che adorava e utilizzava spesso: almeno una volta ogni due settimane. Sempre piccoli viaggi, del resto con questo tipo di velivoli non si può pensare a lunghi spostamenti». Leopoldo e Alfiero Scarpat hanno viaggiato anche insieme. «Fino al 2010 ricorda siamo stati inseparabili: non perdevamo occasione per salire sullo Zlin Savage e guardare il panorama dall'alto. Poi io ho scelto un'altra strada, mentre lo zio ha continuato a volare, a partecipare ai vari raduni e a prendersi sempre cura di quel suo gioiellino con le ali». Mai un incidente, mai un'imprudenza, mai un problema meccanico. Ieri mattina, invece, la tragedia. «Non so davvero cosa dire dice Leopoldo Scarpat mentre osserva a distanza la carcassa dell'ultraleggero e spera che lo zio possa sopravvivere - È un fatto che mi lascia senza parole. In volo tutto è possibile, è vero, ma non avrei mai immaginato che potesse capire un incidente a mio zio».

Vicino a Leopoldo c'è l'altro nipote, Samuele, che abita a poche centinaia di metri dal luogo dello schianto. È stato tra i pochi ad aver assistito alla scena: «Dalla finestra stavo osservando l'ultraleggero dello zio spostarsi da una parte all'altra, quando all'improvviso ho notato qualcosa di strano: il velivolo ha virato tutto a sinistra, si è avvitato su sé stesso e alla fine è scomparso dietro agli alberi. È lì che ho capito che era successo qualcosa di grave. Anch'io sono convinto del fatto che si sia trattato di un guasto meccanico al motore». È possibile che Alfiero Scarpat si sia accorto del guasto e abbia sorvolato l'area campestre delle Grave nel tentativo di trovare uno spazio adatto ad un atterraggio in sicurezza. Probabilmente pensava di farcela a evitare l'impatto. Il 61enne, ex impresario edile, rimasto imprigionato all'interno della cabina di pilotaggio, ha riportato traumi gravissimi. Verso sera il drammatico annuncio dei medici alla moglie Marcela e al nipote Leopoldo.
Al.Co.
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Il Gazzettino