I grandi soci già al lavoro per un "patto" tra azionisti

I grandi soci già al lavoro per un "patto" tra azionisti
Applausi, strette di mano, un mezzo sospiro di sollievo e sotto con le prossime mosse. Incassato il consenso plebiscitario alla triplice rivoluzione spa-ricapitalizzazione-borsa,...

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Applausi, strette di mano, un mezzo sospiro di sollievo e sotto con le prossime mosse. Incassato il consenso plebiscitario alla triplice rivoluzione spa-ricapitalizzazione-borsa, oltre agli amministratori, anche i grandi sostenitori del sì pensano al futuro prossimo. Diego Carraro, presidente dell'associazione "Per Veneto Banca" (i cosiddetti "grandi soci"), l'aveva ribadito fin dal suo intervento in assemblea, primo a parlare subito dopo le relazioni di presidente ed amministratore delegato: «Sì, nel passato sono stati commessi errori, ma ormai conta poco. Se guardiamo solo nello specchietto retrovisore andiamo a schiantarci».

A votazioni concluse conferma come il patto di sindacato tra gli imprenditori veneti si stia costituendo: «Purtroppo c'è tanta burocrazia». L'obiettivo è costituire un nocciolo duro locale nell'azionariato della banca, fin dall'aumento di capitale: «Ho invitato tutti a contribuire, ovviamente nei limiti del possibile. I vecchi soci hanno delle opzioni prima del collocamento, cerchiamo di rinforzarci e di evitare la diluizione. La partita comunque è difficile, il territorio è in crisi, non so quanto potrà rispondere, ce lo diranno i fatti».
Giovanni Schiavon, leader dei piccoli e medi azionisti (900 quelli iscritti all'associazione da lui presieduta) ha meno dubbi: «Secondo me il territorio sta già rispondendo e lo farà ancora con positività. I risultati saranno molto buoni», assicura. Chissà chi dei due avrà azzeccato previsione. A sentire quanti hanno preso il microfono durante l'assise (oltre sessanta), ben pochi potranno e vorranno investire ancora. Tanti hanno lamentato la perdita dei propri risparmi, hanno recriminato contro consulenti e funzionari che li hanno convinti, magari facendo leva su un rapporto di amicizia («Lo ammetto: non sapevo cosa volesse dire obbligazione convertibile, mi sono fidato»), hanno chiesto che lo Stato crei fondi per un risarcimento almeno parziale. «Sono incazzatissimo - è sbottato il socio Pillon tra gli applausi - Voto no, dove sono i risparmi di tutta la mia vita? Sono azionista dal 1985, li ho investiti tutti nella vostra banca, mia moglie mi prendeva in giro. Arriva il commissario? Non mi interessa»
Critiche ai passati amministratori (soprattutto sul tema compensi), ma neppure i nuovi si sono salvati: «Siete in una fase critica e volevate fare pubblicità con il calciatore Marchisio - esclama Francesca Bastianello -. Pretendete sacrifici da noi, fateli anche voi». Chi pronosticava scoppi di ira e contestazioni furibonde, tuttavia, è stato smentito. Unici momenti di vera tensione, quando una signora è stata colta da un malore nelle prime ore della mattinata e quando, poco dopo, è scoppiato un piccolo tafferuglio per le lungaggini per gli accessi in sala.

E c'è persino spazio per un misto di ironia e saggezza contadina: «Il nome ora è Ve-nèto Banca», è il gioco di parole di Bruno Bozzetto. Riferimento all'espressione dialettale veneta «netàr», ovvero «pulire», «portar via». Insomma, «non ci avete lasciato nulla».
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Il Gazzettino