I due leader nemici in stanze separate e Merkel fa la spola

I due leader nemici in stanze separate e Merkel fa la spola
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LA TRATTATIVA
BERLINO Non potevano non esserci perché pressati dai rispettivi sponsor internazionali. Non potevano vedersi, e tantomeno farsi fotografare insieme, perché al rientro in Cirenaica e in Tripolitania avrebbero subito la reazione dei rispettivi sponsor locali. Il generale Haftar e il primo ministro libico Al Serraj sono ormai una sorta di ostaggi che volentieri si fanno chiudere in stanze diverse della Cancelleria e non partecipano alla riunione plenaria della Conferenza pur di non doversi incontrare nemmeno con gli sguardi.

LA PADRONA DI CASA
Angela Merkel, padrona di casa, li incontra separatamente poco prima dell'avvio dei lavori che i due seguono grazie ai rispettivi rappresentanti spediti al tavolo, e li vede di nuovo dopo l'approvazione della dichiarazione finale. Due ostaggi che lasciano venga licenziato il documento comune, attraverso il quale si dovrebbe arrivare alla pacificazione del Paese, sapendo, e anche sperando, che i rispettivi amici che siedono al tavolo non facciano troppo sul serio.
Indebolito militarmente sul campo uno (Al Serraj), e fisicamente l'altro (Haftar), dall'età che avanza e da una non perfetta condizione fisica, i due contendenti continuano a sperare di sopravvivere l'uno all'altro. Al di là dell'esito concreto che avrà la Conferenza, l'immagine che i due leader libici lasciano è quella di due attori un bel po' logorati, costretti alla fine a recitare, da stanze opposte, la stessa parte per non essere fischiati, se non peggio, dalle proprie tifoserie.
LA DUPLICE FUGA
Se un salto ha fatto fare la Conferenza di Berlino alla vicenda libica, sta proprio in questa duplice fuga certificata dalla foto finale del tavolo e da quel continuo andirivieni della padrona di casa e del segretario generale dell'Onu Guterres. «La delegazione del Governo di accordo, presieduta da Al Sarraj, si è rifiutata di incontrare Haftar nelle sedute di Berlino», si legge nel tweet dell'emittente Libya al-Ahrar basata in Qatar e vicina al governo di Tripoli. La rincorsa a sostenere chi per primo non ha voluto incontrare l'altro coinvolge la delegazione del consiglio presidenziale di Al Serraj che in questo modo rende al generale la pariglia per quanto subito pochi giorni fa a Mosca.
Ma se si va indietro nel tempo, saltando il duplice e recente incontro dei due a palazzo Chigi, occorre andare alla Conferenza di Palermo del novembre di due anni fa per trovare una foto dei due più o meno sorridenti.
FOTO DI CIRCOSTANZA

Incontri, e soprattutto foto anche se di circostanza, sono bandite dai protocolli dei due contendenti che però alla fine, sempre insieme ma da stanze opposte, danno il via libera alla Commissione che dovrebbe monitorare sul rispetto della tregua, ma insieme non firmano la dichiarazione nella quale si legge che «la Libia è terreno fertile per le organizzazioni terroristiche», ma per loro lo fanno gli Emirati e la Turchia. «Via - quindi - gli attori esterni», come esplicita il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Un compito non facile per Haftar e Serraj, ammesso che intendano svolgerlo.
Ma. Con.
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Il Gazzettino