I cinque soccorritori kosovari: «Dieci minuti prima ed erano vivi»

I cinque soccorritori kosovari: «Dieci minuti prima ed erano vivi»
IL RACCONTOdal nostro inviato MUSILE DI PIAVE (VENEZIA) «Sarebbero bastati 10 minuti. Se fossimo arrivati anche solo 10 minuti...

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IL RACCONTO
dal nostro inviato

MUSILE DI PIAVE (VENEZIA) «Sarebbero bastati 10 minuti. Se fossimo arrivati anche solo 10 minuti prima, forse adesso quei ragazzi sarebbero vivi». Il primo pensiero è un rammarico. Loro ce l'hanno messa tutta per strappare quei quattro ragazzi alla morte: si sono tuffati in un canale nel cuore della notte, hanno forzato le portiere bloccate di quella Ford Fiesta sommersa, hanno provato a rianimarli. Laurat Hoti, 30 anni di Mestre, Burim Kuci, 36 anni di Scorzè (Venezia), Ilir Lekaj, 32 anni di Mestre, Florim Bytyci, 37 anni di Mestre, Lulzim Bytyci, 32 anni di Treviso: sono loro i cinque giovani kosovari che, sabato notte, hanno tentato disperatamente di salvare le vite di Leonardo, Riccardo, Giovanni ed Eleonora. Mani ruvide da muratori, i cinque sono amici e colleghi e vivono in Italia da anni. Ieri erano tutti presenti ai funerali a Musile. «Avevamo promesso che saremmo stati, questa tragedia ha toccato anche noi». Quello con la parlantina più fluente è Laurat (o Leo, come lo chiamano gli amici).
«Quella notte - racconta - stavamo andando a fare una serata a Jesolo. Era appena arrivato un nostro amico dalla Svezia, prima viveva qui e avevamo organizzato questa uscita per ricordare i vecchi tempi». Ma lì, in quel punto della Regionale, hanno capito subito che c'era qualcosa di decisamente strano. «Abbiamo notato l'incidente e ci siamo fermati - continua Leo - l'auto era in acqua, non era possibile vederla. In parte alla strada c'era la ragazza che chiedeva aiuto, diceva che c'erano ancora i suoi amici intrappolati. Allora ci siamo lanciati in acqua, in cinque potevamo essere d'aiuto». Il buio, però, è una variabile importante. «Ho chiesto se qualcuno avesse delle torce, non si vedeva nulla, era anche pericoloso in quelle condizioni. Abbiamo provato anche con delle funi, insieme a un altro ragazzo (il mestrino Luca Di Pietro, ndr) ma non c'è stato nulla da fare. Un po' alla volta siamo riusciti a estrarre i ragazzi dall'abitacolo dell'auto e riportarli sul ciglio della strada». Nonostante i loro sforzi, però, per i quattro ventiduenni non c'era più nulla da fare. Forse per il colpo, forse annegati. «Noi però ci abbiamo sperato fino alla fine - commenta Laurat con la voce commossa - speravamo che potessero svegliarsi dal nulla, che quell'incidente non fosse veramente la fine di tutto». Il loro gesto, comunque, non è passato inosservato. In tanti, in particolare i genitori dei ragazzi, li hanno cercati per giorni per ringraziarli. Loro, schivi e restii agli elogi («non vogliamo farci pubblicità, era giusto fermarsi e aiutare»), mercoledì pomeriggio hanno accettato l'invito in municipio della sindaca di Musile Silvia Susanna. La prima cittadina, inoltre, ha già annunciato che nella prossima seduta del Consiglio comunale (29 luglio) verranno premiati. «Stiamo valutando - spiega Susanna - se sia possibile concedere loro la cittadinanza onoraria».

Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino