I campi non si fermano In 4 mesi, 2mila assunti

I campi non si fermano In 4 mesi, 2mila assunti
IL COMPARTOPADOVA C'è un comparto che nonostante il Covid ha continuato a lavorare e che ora sta raccogliendo nel vero senso del termine il frutto del proprio impegno. È...

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IL COMPARTO
PADOVA C'è un comparto che nonostante il Covid ha continuato a lavorare e che ora sta raccogliendo nel vero senso del termine il frutto del proprio impegno. È l'agricoltura che vede nonostante le continue minacce, dalla cimice asiatica al calo dei prezzi, fino alla mancanza di stagionali, una sostanziale tenuta, con anzi margini superiori in certe colture di cereali e una vendemmia che si annuncia memorabile.

LA MANODOPERA
Il punto principale è che durante l'emergenza virus, da febbraio a giugno per intenderci, nelle campagne padovane sono stati assunte quasi 2mila persone con contratto a termine ovviamente. L'agricoltura dunque ha assorbito la quantità di stagionali che lavorava nel turismo dagli alberghi delle terme e quelli del veneziano consentendo a molte famiglie di vivere. Questo drappello è stato integrato dagli stranieri, soprattutto romeni, anche se la direttiva Speranza che impone la quarantena per 14 giorni al rientro in Italia sta mettendo in crisi la vendemmia, nella zone di Treviso e Verona, non da noi per fortuna.
I PRIMATI
Comunque il rinforzo permetterà a Padova di rimanere al primo posto per superficie di mais coltivata, 34 mila ettari, con 304 mila tonnellate di produzione e 55 milioni di euro in valore, più 12 per cento. La provincia è seconda nel Veneto per il frumento tenero, 19mila ettari per 108 mila tonnellate e 20 milioni di valore, in flessione rispetto allo scorso anno. La soia ci vede secondi con 26mila ettari 81 mila tonnellate prodotto e 20 milioni di valore con un aumento del 5 per cento. La barbabietola da zucchero infine vede 2mila ettari con 124mila tonnellate un valore di 5 milioni e una flessione dell'8 per cento.
COLDIRETTI
Per quanto riguarda i raccolti, Massimo Bressan presidente di Coldiretti Padova conferma il trend in calo dei prezzi: «Il prezzo del grano è ora sui 20 euro il quintale per il tenero e 26/27 euro per il grano duro» cioè stiamo parlando di 26 centesimi al chilo. «Le quantità sono dipese molto se ha sofferto o meno la siccità delle settimane scorse. Il mais, quello che non si è incenerito le scorse settimane col grande caldo si presenta bene, soprattutto nella mia zona, la bassa padovana e per il trinciato il costo va da 3,1 a 3,4 euro il quintale con produzioni che variano da 500 a 600 quintali per ettaro. La granella oggi vale 18 euro il quintale ma si parla già di una diminuzione a 16 euro i prossimi giorni. Per la soia è prematuro parlarne ora ma chi ha irrigato durante la siccità oggi ha una soia bellissima».
È andata bene anche la raccolta di meloni e angurie che si sta concludendo, mentre dal 17 agosto parte la vendemmia che si annuncia molto buona. Per il Pinot grigio è previsto un +10 per cento in pianura, mentre si hanno rese più contenute in collina; la siccità e le piogge degli ultimi mesi hanno infatti portato la pianta ad investire sui grappoli, generalmente di maggior dimensione e peso.
Relativamente al Merlot, si stima un calo -10/-12% (con una resa di circa 140 quintali per ettaro).
LA SPECULAZIONE
«Di certo c'è una cosa: la speculazione del virus la subiamo noi. Mentre al consumo i prezzi schizzano in alto noi abbiamo subìto fino al -15% per il latte alla stalla, - 25% per i suini destinati alla produzione di prosciutto crudo, - 33 % sulla carne di coniglio. Per i vitelli precisa Coldiretti Veneto - il ribasso è dai 5,30 ai 3 euro al chilo ovvero 150 euro a capo. In piena stagione di raccolta le pesche sono pagate al produttore 0,40 centesimi, albicocche poco più di un euro, ma il costo è triplicato per consumatore».
IL PROBLEMA

«Vero, sono state assunte circa 2mila persone ma con che fatica. Io per assumere i miei dal Marocco ho dovuto fare loro due tamponi e metterli in quarantena 14 giorni. Tutto perchè il governo ha bloccato i voucher agricoli preferendo LA regolarizzazione DI quelli che c'erano. Il risultato è che molti degli stagionali che venivano da altri settori però non erano preparati alle condizioni di lavoro e se ne andavano dopo due giorni».
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino