«Ha rifiutato aiuto ed è affogato»

«Ha rifiutato aiuto ed è affogato»
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Doveva essere una domenica pomeriggio di relax, un'uscita in barca e un po' di compagnia con gli amici. Ma domenica, verso le 15.30, il gruppo di amici che con una sanpierotta stava dirigendosi dal rio dei Tolentini verso il Canal Grande sono stati fermati. «Il capitano del motoscafo del Casinò ha attirato le nostre attenzioni e ci ha detto di cercare di avvicinarci il più possibile al vaporetto numero 80 - racconta uno dei testimoni oculari della tragedia che è costata a Pateh Sabally, il 22enne del Gambia annegato domenica - perché c'era da soccorrere un giovane e i vaporetti o motoscafi non potevano muoversi, dato che avrebbero rischiato di far peggio». Sono fasi concitate e drammatiche vissute in prima persona da un gruppo di vogatori. Sono gli ultimi istanti di vita di Pateh, nativo del Gambia ma residente a Pozzallo, in Sicilia, dove in realtà vi è un campo di accoglienza dei migranti provenienti con i barconi dalle coste della Libia. Sabally aveva appena completato il proprio iter di richiedente asilo e praticamente era già stato riconosciuto come rifugiato politico.

In quegli istanti drammatici, il barchino si è avvicinato il più possibile al vaporetto, nei pressi del quale c'era il ragazzo: «I marinai dell'Actv avevano fatto tutto il possibile - prosegue nel racconto il testimone - attorno a lui c'erano quattro salvagente, bastava che avesse allungato una mano per afferrarne uno e mettersi in salvo, ma così non è stato. Ho cercato anche di sporgermi verso di lui, ma ha messo le mani in acqua e si è inabissato sotto il vaporetto». A quel punto sono arrivati i soccorsi: «Ci siamo messi in disparte, lasciando spazio ai soccorsi», continua il testimone. Che si è fatto un'idea di cosa possa esser successo: «Aveva la possibilità di salvarsi, i salvagente erano davvero vicini, per me è difficile pensare ad un omicidio, più probabile che sia stato un gesto volontario».
A quel punto il testimone riferisce di aver chiesto informazioni ai vigili sull'accaduto: «Ci hanno detto che dalle telecamere pareva si vedesse un giovane camminare verso l'acqua finché non è arrivato al canale. È stato un pezzo fuori dall'acqua, anche i gondolieri lì presenti affermavano fosse capace di nuotare, altrimenti non sarebbe stato in galleggiamento così a lungo e in quel punto».

Dal canto suo, la Procura di Venezia sta valutando il da farsi, ma è probabile che non venga effettuata nessuna autopsia.
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Il Gazzettino