Guardie penitenziarie sane, ma in malattia: condannato il primo medico compiacente

Guardie penitenziarie sane, ma in malattia: condannato il primo medico compiacente
(L.L.) Qualche agente del penitenziario di via Due Palazzi ha goduto più di cento giorni di malattia in un anno. Altri, a ruota, dopo aver presentato il certificato medico...

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(L.L.) Qualche agente del penitenziario di via Due Palazzi ha goduto più di cento giorni di malattia in un anno. Altri, a ruota, dopo aver presentato il certificato medico gareggiavano in vari sport. E c'è chi, addirittura, era riuscito ad avviare un'autofficina in Puglia, dove si era recato in famiglia a trascorrere il periodo di malattia. Gli imputati sono diciassette agenti di polizia penitenziaria del carcere cittadino. E con loro quattro medici di base padovani che, secondo il pubblico ministero Sergio Dini, non lesinavano favori ad alcuni agenti, anche se non erano loro pazienti.

Ieri il giudice dell'udienza preliminare Domenica Gambardella ha condannato il primo medico con il rito abbreviato. Si tratta di Guido Carpenè di Selvazzano. Con lo sconto previsto dal rito speciale è stato condannato a un anno e due mesi di reclusione, con la sospensione della pena. Il giudice ha rinviato a giudizio l'agente Angelo Telesca, già condannato nell'ambito dell'inchiesta sul carcere colabrodo, dove entrava di tutto, dalla droga ai cellulari. A giudizio anche il medico Paolo Loconti, che da Padova si è trasferito in Puglia dove, secondo l'accusa, continuava a firmare i certificati di malattia degli agenti padovani. Per tutti le accuse sono di truffa aggravata e violazione della legge speciale sull'ordinamento del lavoro del pubblico ufficiale. A condanna definitiva l'agente si trova una pena amministrativa durissima. Mentre il medico rischia, addirittura, la radiazione dall'Albo.
Nel fascicolo dell'inchiesta del pubblico ministero Dini ci sono quattro medici e diciassette agenti. Oltre agli imputati di ieri, il giudice dell'udienza preliminare, Margherita Brunello, ha rinviato a giudizio la dottoressa Maria Luisa Braga di Selvazzano e l'agente Roberto Di Profio, già condannato a 5 anni e 10 mesi di reclusione nell'inchiesta carcere colabrodo.
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Il Gazzettino