Grandine e vento forte: si valuta la richiesta dello stato di calamità

Grandine e vento forte: si valuta la richiesta dello stato di calamità
I DANNI DEL MALTEMPOROVIGO Un sabato sera con il naso all'insù, ma fortunatamente con meno danni rispetto a quelli purtroppo già fatti durante la grandinata della mattina e con...

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I DANNI DEL MALTEMPO
ROVIGO Un sabato sera con il naso all'insù, ma fortunatamente con meno danni rispetto a quelli purtroppo già fatti durante la grandinata della mattina e con la burrasca del venerdì e, soprattutto, rispetto a quanto il cupo spettacolo delle nuvole grigie e minacciose che hanno oscurato il cielo verso il tramonto potessero lasciar pensare. La perturbazione serale, infatti, sembra essersi sfogata prevalentemente sulla costa veneziana e nella zona di Portogruaro.

POMPIERI IN PRIMA LINEA
Ieri mattina i vigili del fuoco erano ancora impegnati da un capo all'altro della Regione, con la sola provincia di Belluno in questo caso tagliata fuori dai danni maggiori del maltempo, nella risoluzione degli ultimi interventi. Solo le ultime chiamate, nella serata di sabato, sono state 130, soprattutto per taglio alberi, rimozione ostacoli dalle strade, cornicioni pericolanti. In Polesine fra le aree più colpite dalle raffiche di vento serale ci sono state quelle di Fratta e Badia, dove sono caduti alcuni alberi. Qui, tuttavia, i problemi maggiori si erano registrati soprattutto all'alba di sabato. Ieri il maltempo ha allentato la sua morsa, ma il passaggio della prima grande perturbazione estiva ha lasciato in provincia di Rovigo e, in particolare, in Alto Polesine, una coda di danni particolarmente pesanti soprattutto sul fronte dell'agricoltura. In questa stagione, infatti, il nemico più spietato per le campagne in piena produzione è la grandine, caduta a profusione soprattutto durante la bufera che ha infuriato fra Adige e Po, da Badia a Canaro, accanendosi in modo particolare sulla zona fra Canda e Castelguglielmo, mettendo in ginocchio Castelbeach costretto a chiudere per una giornata intera.
GLI EFFETTI DELLA GRANDINE
Nonostante il grosso della grandine sia caduta fra le 5 e le 6 di mattina, ancora svariate ore dopo in molti punti rimaneva ancora accumulata come se fosse neve. Grandine, fra l'altro, con chicchi non di modeste dimensioni, fino a 3 centimetri, grandi quasi come acini d'uva. In confronto quella che era caduta venerdì, principalmente nella fascia attorno a Rovigo, è stata una sciocchezza, pur avendo fatto a sua volta danni di non poco conto. Il forte vento ha fatto cadere alberi un po' dappertutto, venerdì in particolare in Commenda a Rovigo, sabato invece prevalentemente nella zona di Badia e lungo l'asta del Canalbianco, e a Pincara l'omo del gorgo Dolfin, almeno 200 anni e oltre 20 metri d'altezza, uno dei sei alberi polesani inseriti da Veneto Agricoltura nel progetto di Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali del Veneto.
ORE DI BLACK-OUT

Ci sono stati blackout provocati dall'abbattimento delle linee elettriche, sempre a Pincara, durato ore, e a Occhiobello. Qualche tetto è stato scoperchiato, come è successo alle ex scuole di Castelguglielmo, ma tante anche le serre che sono state sradicate e abbattute, infierendo ancora sul fronte agricolo. Nelle campagne, tuttavia, è stata la grandine però a seminare distruzione. Danni pesanti per le coltivazioni di meloni e angurie, così come per i frutteti non riparati dagli appositi teli antigrandine, in particolare per le pere in maturazione. Ma la grandine ha picchiato duro anche sui seminativi, in particolare sul mais che in questo momento è in fioritura e, quindi, particolarmente fragile. Già sabato il presidente provinciale della Coldiretti Carlo Salvan aveva sottolineato come l'associazione si fosse già mossa per assistere i coltivatori in difficoltà e per cercare di effettuare una prima stima di aziende danneggiate e coltivazioni distrutte. Operazioni che andranno avanti in questi giorni, anche di concerto con le altre realtà venete, valutando l'opportunità di chiedere lo stato di calamità. Mentre nuove perturbazioni sono già all'orizzonte.
Francesco Campi
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Il Gazzettino