Governo al lavoro, in arrivo modifiche al testo di legge Contrappesi per i presidi

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ROMA - Non è la mobilitazione della scuola né l'unità ritrovata dei sindacati di categoria e nemmeno la voce grossa della sinistra del partito ad aver convinto Matteo Renzi...

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ROMA - Non è la mobilitazione della scuola né l'unità ritrovata dei sindacati di categoria e nemmeno la voce grossa della sinistra del partito ad aver convinto Matteo Renzi che il ddl sulla «buona scuola» va cambiato. «La scuola è dei professori e degli studenti e non dei sindacati ma se tutti dicono che alcuni punti non vanno allora c'è un problema e interveniamo», è il cambio di rotta che il 20 aprile il premier ha dato ai suoi che da allora, in commissione alla Camera, hanno ridimensionato il potere del preside e modificata l'entrata in vigore del termine dei 36 mesi per i precari sui quali pende la spada di Damocle della sentenza della Corte di giustizia europea. Il 14 la riforma della scuola dovrebbe arrivare in aula per essere approvata, in base ad un accordo già preso dai partiti, il 19. «Siamo nel timing previsto, entro metà giugno il ddl diventerà legge e siamo nei tempi perché il piano assunzioni abbia effetti già dall'inizio dell'anno scolastico», garantiscono ai vertici del Pd, escludendo, salvo incidenti politici, il ricorso al decreto e alla fiducia per assicurare nei tempi le 100mila assunzioni per eliminare le graduatorie ad esaurimento (Gae). Il presidente del consiglio ha dato il via libera alla modifica di alcuni aspetti del ddl uscito dal consiglio dei ministri «a patto che non ci fermiamo». Il preside, entrato nel mirino delle proteste per il suo ruolo di «capo-azienda», avrà pesi e contrappesi: sarà lui a redigere il piano dell'offerta formativa ma il piano dovrà essere approvato dal consiglio d'istituto. In un lavoro congiunto tra deputati e senatori il Pd sta intervenendo anche nell'aspetto, sul quale sono puntati gli occhi di precari e docenti, delle assunzioni. «Il nostro obiettivo - spiegano i tecnici del Pd - è eliminare le graduatorie, poi prevediamo il concorso per la seconda fascia e in commissione siamo andati oltre: per i precari che temevano, dopo la sentenza europea, di perdere il lavoro dopo 36 mesi stiamo introducendo il principio che i 36 mesi scatteranno a partire dall'entrata in vigore del ddl».

Ed è proprio la battaglia contro la giungla delle graduatorie uno dei motivi, secondo i renziani, che ha scatenato l'ira dei sindacati. «Per anni i docenti si iscrivevano al sindacato solo per districarsi nei labirinti delle graduatorie, se noi le eliminiamo è chiaro che il sindacato perde potere», è l'analisi di alcuni fedelissimi del premier. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino