Gli universitari come supplenti: i presidi approvano

Gli universitari come supplenti: i presidi approvano
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LA DISCUSSIONE
TREVISO L'idea degli insegnanti laureandi piace anche ai sindacati. In questo periodo i docenti vivono una situazione simile a quella dei medici: per molti è indiscutibilmente meglio puntare sui chi non ha ancora il titolo di studio fatto e compiuto piuttosto che lasciare le aule e gli ambulatori vuoti. Così raccoglie consensi la proposta di far salire in cattedra gli studenti all'ultimo anno dell'università per evitare che le scuole si ritrovino temporaneamente senza supplenti, con le classi scoperte e, di conseguenza, costrette a distribuire i ragazzi in altre sezioni. «Sarebbe una cosa assolutamente positiva apre Claudio Baccarini, storico dirigente delle elementari e delle medie, oggi riferimento dei presidi per la Cgil del Veneto una volta la scuola funzionava così. Poi è arrivata la burocratizzazione. È diventato difficile risolvere anche le cose più semplici». Il problema è stato sollevato da Antonio Chiarparin, dirigente dell'istituto comprensivo Stefanini di Treviso. Oggi trovare insegnanti disposti ad accettare le cosiddette supplenze brevi, generalmente per sostituire i docenti che si ammalano, è una missione quasi impossibile. Proprio le Stefanini hanno dovuto raccogliere 400 rifiuti prima di trovare qualcuno disponibile. Ecco da dove nasce l'idea di coinvolgere gli studenti all'ultimo anno dell'università: «Sarebbero assolutamente in grado di insegnare, tanto più alle elementari e alle medie, ma anche alle superiori assicura Baccarini è molto meglio affidare una classe a un laureando piuttosto che lasciarla senza insegnate, magari per un'intera settimana o anche oltre. Si tratta di una questione di buon senso, che ormai a scuola è stato spazzato via dalla burocrazia».

DIFFICOLTÀ

Come mai è così difficile trovare supplenti per brevi periodi? Perché il meccanismo è pachidermico. Quando si ammala un insegnante, la scuola deve seguire le graduatorie per sostituirlo. «Per coprire tre giorni di assenza ci si può trovare a dover sentire delle persone che abitano dall'altra parte dell'Italia, che si possono già prendere 24 ore per dare una risposta e che, giustamente, fanno i propri conti per quanto riguarda la convenienza rispetto a un trasferimento così breve fa il punto Baccarini la scuola dovrebbe avere un'autonomia molto più ampia per risolvere i problemi di tutti i giorni. Non stiamo parlando di situazioni eccezionali. Le supplenze non verranno mai azzerate. Il sistema deve essere flessibile. A questo bisogna anche aggiungere il diritto delle famiglie: non è giusto che i loro figli debbano attendere anche una settimana per avere un insegnante. Nella scuola c'è un cortocircuito tra la burocrazia e l'efficienza del servizio io tra le due cose ho sempre preferito la seconda».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino