Gli jihadisti intercettati «Siamo pronti alla sfida»

Gli jihadisti intercettati «Siamo pronti alla sfida»
Ci sono nuove intercettazioni ambientali contro i quattro giovani kosovari accusati di aver fatto parte di una cellula jihadista che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata pronta...

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Ci sono nuove intercettazioni ambientali contro i quattro giovani kosovari accusati di aver fatto parte di una cellula jihadista che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata pronta ad entrare in azione a Venezia con atti terroristici. Sono state depositate dal pm Francesca Crupi di fronte al Tribunale del riesame che, mercoledì, discuterà il ricorso presentato dai difensori dei tre maggiorenni per ottenere la revoca della misura cautelare. Parte dei colloqui sono avvenuti nei giorni immediatamente precedenti gli arresti dello scorso 30 marzo, nell'abitazione veneziana indicata come la sede operativa della cellula ed è lì che Arjan Babaj, 27 anni, il presunto ideologo del gruppo, avrebbe detto agli altri: «Siamo pronti alla sfida». Altre registrazioni sono invece avvenute in Questura, dopo che erano scattate le manette: i tre maggiorenni e il minorenne vengono riuniti appositamente nella stessa stanza, in attesa di perfezionare le procedure, per ascoltare cosa si dicono. Non sembrano né sorpresi, né preoccupati. Babaj se la prende con i poliziotti: «Che Dio li distrugga!». E raccomanda agli amici di stare tranquilli: «Anche se vi picchiano, voi non dovete aver paura, e non dovete accettare nulla».

Dake Haziraj, 26 anni, è in pensiero solo per i genitori. Ma con gli amici fa il duro: «Una volta dobbiamo morire, almeno morirò per qualcosa». Nei discorsi fatti prima dell'arresto, nella casa veneziana, riferendosi agli infedeli sosteneva di aver voluto tagliare loro la testa «come tagliare una pesca, per Dio, come tagliare una cipolla! Se avessi pietà mentre taglio delle teste, Allah mi dovrebbe uccidere subito, sarebbe un grande fallimento».
In Questura ancora una volta è il minorenne ad apparire il più fanatico, così come risulta anche dalle intercettazioni citate nell'ordinanza di custodia cautelare: «Fratelli, che Allah vi dia la forza per andare in Paradiso, e se dobbiamo morire almeno moriremo Shadida». Testimoni della fede in Allah.

Polizia e carabinieri stanno completando l'analisi della memoria di smartphone e computer del gruppo, nei quali è stato rinvenuto parecchio materiale di propaganda jihadista. Babaj ne è consapevole e in Questura, dopo l'arresto, se ne preoccupa un po', ammettendo agli amici di aver sbagliato nel non aver cancellato tutto, o quantomeno, nel non aver cambiato telefonino più spesso.
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Il Gazzettino