Gli insegnanti non arrivano, studenti in sciopero

Gli insegnanti non arrivano, studenti in sciopero
Alla fine della sesta settimana di scuola, nei due Istituti superiori...

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Alla fine della sesta settimana di scuola, nei due Istituti superiori del Comelico, mancano ancora dieci insegnanti, molti delle discipline d'esame. Così, ieri mattina, tutti i 150 studenti iscritti alle dieci classi dell'Istituto tecnico economico e dell'Istituto professionale con indirizzo mobile ed arredamento hanno deciso di far sentire la voce del loro disagio alle istituzioni. La situazione è pesante nei trienni, ma non va meglio nei bienni. Ad un mese e mezzo dall'inizio dell'anno scolastico, all'appello, mancano ancora insegnanti di economia aziendale, matematica, diritto, economia politica, inglese, tecnologia, disegno, fisica, scienze, italiano, geografia. Si tratta di un lungo elenco di una cronaca scolastica annunciata dal complesso iter delle assegnazioni e nomine dei prof. La prima tappa della pacifica e composta protesta è stata, nella mattinata di ieri, il municipio di Santo Stefano di Cadore; la seconda, dopodomani, sarà la sede dell'Ufficio scolastico territoriale di Belluno. E nella sala consiliare del Comune cadorino, i giovani, a suon di articoli della Costituzione, richiamanti il diritto allo studio, hanno immediatamente trovato l'appoggio del sindaco, Alessandra Buzzo, che scenderà a Belluno con loro, a bordo dei due pullman messi a disposizione dalla Dolomitibus. E attraverso questi giovani passa l'orgoglio di un intero territorio. «Questi 150 ragazzi afferma il primo cittadino mi hanno veramente e piacevolmente stupito per la grande responsabilità e serietà, con cui stanno affrontando la questione». «Sappiamo continua il sindaco di Santo Stefano che la situazione è simile in tutta Italia, da noi però è ancor più accentuata. Ho esortato questi giovani a farsi portavoce della montagna viva, quella che finalmente batte un colpo, che vuol continuare a vivere qui». Da settimane gli studenti stanno soffrendo per il disagio dovuto alla difficile situazione, che unisce da un capo all'altro l'Italia. Primi nella provincia bellunese hanno però deciso di dire basta, stanchi di essere la periferia della periferia , anche sul fronte della formazione e dell'istruzione. Perché non può anche lo studio finire nella logica burocratica dei disservizi che si abbattono sulla montagna.

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Il Gazzettino