«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo

«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo
«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo messaggio che è partito da tutte le città è chiaro e fortissimo: sappiate stare insieme! Credo che...

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«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo messaggio che è partito da tutte le città è chiaro e fortissimo: sappiate stare insieme! Credo che anche Salvini abbia capito che cosa ci hanno voluto dire». Silvio Berlusconi si gode il grande trionfo e il grande ritorno. Del centrodestra che vince quasi ovunque: «E questo vento forte, partito da Genova, ci porterà a vincere nelle elezioni politiche». Della riaffermazione di se stesso come leader ogni volta reincarnato nel suo Io, e la nuova versione di Silvio è quella del moderato e del federatore tranquillo. Anche se il fronte del lepenismo italico, Lega e Fratelli d'Italia, hanno incassato qua e là ottimi successi nelle varie città e non potrà che pesare questo dato negli equilibri tra i partiti del centrodestra.

«Ora - spiega Berlusconi nelle euforiche telefonate mentre piovono i risultati - rimettiamoci a lavorare con un progetto comune. Ma non servono listoni per fare questo. Occorre una buona armonia tra noi moderati e la Lega. Come c'era nel 94. Come c'è stato ogni volta che abbiamo vinto. Gli italiani hanno voglia di centrodestra. Vogliono spingerci in gol, come hanno fatto in queste ore ovunque, e non possiamo tradirli infilandoci in beghe e personalismi che non servono a niente». E ancora: «Il nuovo centrodestra, se sa essere coeso come abbiamo dimostrato in queste amministrative, se sa darsi una modalità di concretezza, non ha rivali. Ma ha bisogno di una leadership riconosciuta e affidabile. Il traino resto sempre io». I sondaggi che maneggia in queste ore gli stanno dicendo, tra l'altro, che ha la fiducia come leader unitario della metà degli elettori di Fratelli d'Italia e del 40 per cento degli elettori leghisti. E Salvini? «Potrebbe essere un buon ministro dell'Interno». I mediatori per la ricucitura con il leader leghista, da Maroni a Zaia, sono prontamente stati riattivati dal leader di Forza Italia ieri notte. E agiscono da suoi buoni ambasciatori presso il capo del Carroccio.
Ma Salvini è Salvini. Toti è Toti. E il partito unico di centrodestra rimane, più forte di prima, l'opzione a cui il governatore ligure - rivelatosi ancora una volta un vincente - aspira anche contro la gran parte della classe dirigente berlusconiana. E dello stesso Cavaliere, agli occhi del quale l'affermazione genovese del modello Toti-Salvini è in realtà la conferma dello schema da lui sempre sostenuto: «Individuare candidati giusti e nuovi, pescando anche fuori dal ceto politico, e lavorare in squadra senza gelosie». In un misto di civismo e di affidabilità.

Il cuore di Silvio lo spinge ancora a cercare l'accordo con il Pd per rilanciare il sistema tedesco. Ma la foto di queste amministrative dice altro. Dice che coalizzandosi, prima e non dopo, si vince. Dice che il ritorno allo schema di alleanze antico è una garanzia di forte competitività (e si successo assicurato per il centrodestra, secondo tutti i sondaggi). Ed essendo un pragmatico, Berlusconi trae dal risultato l'incitamento ad essere ancora più paziente con Salvini: «Su proposte concrete e non su slogan, l'intesa si trova. Ma non basta vincere le elezioni. Serve avere una cultura di governo. Quella che ormai a me viene riconosciuta da parte di tutti, anche all'estero. Mentre nessuno più si ricorda di Marine Le Pen». Ed è ovvio a chi è rivolta questa osservazione.
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Il Gazzettino