Gli appetiti dei fondi sui ristoranti friulani

Gli appetiti dei fondi sui ristoranti friulani
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La catena di ristoranti "Old Wild West", marchio di punta della società friulana Cigierre - 130 punti in tutta Italia, una trentina di proprietà e un altro centinaio in franchising - sarebbe ormai prossima a passare di mano. Secondo indiscrezioni apparse sui siti specializzati in M&A (fusioni e acquisizioni), gli attuali proprietari della catena avrebbero incaricato Rothschild di organizzare, da settembre, un'asta per la cessione dell'intera catena.

La società di ristorazione Cigierre - fondata nel 1995 da Marco Di Giusto e Antonio Maria Bardelli - dal 2001 ha avviato un processo di standardizzazione dei prodotti offerti nei vari punti vendita (oltre al brand Old Wild West detiene pure i marchi Cantina Mariachi e Arabian Kebab, Wiener Haus e Kukkuma café) "per replicare i format con la formula del franchising". Per Old Wild West la società friulana ha immaginato da subito un posizionamento ideale nei centri commerciali e vicino ai cinema multisala, proponendolo come un ambiente di target superiore a quello dei tradizionali fast food.
Nel 2012 la Cigierre aveva aperto alla partecipazione di prestigiosi fondi di investimento: tra questi, L-Capital, fondo di investimenti del Gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy), che in precedenza era entrato nel capitale sociale di Calligaris (che poi ha ricomprato la quota) e di Stroili Oro e Paladin Capital Partners. Entrambi i fondi avevano acquisito una quota di partecipazione del 33% - a quanto è dato sapere - e l'operazione era stata condotta proprio in un'ottica di "espansione" del mercato, tanto che lo studio legale milanese Ntcm - che allora aveva seguito il closing - aveva spiegato che l'operazione avrebbe portato nuove risorse a quello che veniva definito un "ambizioso piano di sviluppo sul territorio italiano ed estero" e che avrebbe dovuto garantire "ulteriore impulso alla crescita del gruppo".

Dell'azionariato erano comunque rimasti a far parte Marco Di Giusto, con il ruolo di amministratore delegato ed una quota pari a quella dei due nuovi fondi partner attraverso la Camelot Holding e Antonio Maria Bardelli con la finanziaria Shh, con una piccola quota, di poco superiore a quelle dei nuovi manager che avevano affiancato Di Giusto.
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Il Gazzettino