«È una prova a discarico di Giosuè Ruotolo, perchè su quel bossolo non poteva che esserci l'identità dell'assassino». L'avvocato Roberto Rigoni Stern ha appena archiviato...
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Rigoni Stern controbatte anche alle tesi della Procura sull'esiguità del materiale biologico analizzato dagli esperti del Ris di Parma: «Come hanno fatto a compararlo con decine di persone se non era leggibile? Era invece un Dna perfettamente decodificabile e da qui partiremo, passo dopo passo, per dimostrare l'innocenza di Ruotolo». Ruotolo che, sottolinea l'avvocato, continua a ripetere di non essere lui l'assassino, di non aver nulla a che fare con il brutale omicidio dei due fidanzati. E il Dna trovato sul bossolo dell'arma che ha ucciso Teresa e Trifone davanti al palazzetto dello sport lo dimostrerebbe.
La Procura, dal canto suo, non ha dubbi sulla colpevolezza del 27enne di Somma Vesuviana che da nove mesi si trova in carcere quale sospettato del delitto dei due fidanzati. E non basterà il Dna ignoto a scagionare Ruotolo; dovrà anche dimostrare che non si trovava sulla scena del duplice omicidio quando l'assassino ha premuto il grilletto della vecchia Beretta 7,65 e ucciso senza alcuna pietà i due giovani fidanzati. Non ci sono testimoni, nessuno ha assistito al delitto, nessuno ha visto il killer sparare a Teresa e Trifone. Ma ci sono i filmati delle telecamere: le immagini registrate che tra le 19.11 e le 20.13 del 17 marzo 2015 hanno ripreso un'Audi A3 di un solo modello, quello dell'imputato. Una vettura che è stata ricondotta a Ruotolo grazie al fanale posteriore bruciato e a un peluche sul cruscotto. E grazie al Gps installato sulla Suzuki Alto dei fidanzati la Procura ha potuto ricostruire metro dopo metro la giornata di Teresa e Trifone, la loro ultima giornata. Ma la battaglia in aula tra accusa e difesa si giocherà tutta sui secondi.
Intanto domani si terrà la decima udienza del processo che viene celebrato in Corte d'Assise, a Udine. Saranno ascoltate le amiche di Rosaria, la fidanzata di Ruotolo.
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Il Gazzettino