Sosteneva un celebre regista che di matrimoni felici ce ne sono nella vita, ma sarebbero noiosissimi al cinema. Considerazione che vale anche per il rapporto tra un padre (le...
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Con la purtroppo tipica sottovalutazione delle sottrazioni che caratterizza la commedia cinematografica tricolore, tutto si tiene in contrapposizione netta, mai sfumata, alla ricerca del contrasto nitido e, probabilmente, superficiale. Da un lato vi è il registro un po' cabarettistico-televisivo del padre-Bisio, più che un personaggio un attore; dall'altro il mondo naturale degli adolescenti che sembrano vivi ma, a guardar bene, sono figli di scrittura e sceneggiatura (devono essere così e basta).
La mano autoriale della Archibugi resta in fondo leggera e gradevole se non osasse svolazzi da far arricciare il naso: la giovane barista che concupisce un timido uomo maturo e quasi famoso (ma si può così?), o il racconto del futuro romanzo di Giorgio Selva, il padre in questione, dove in un mondo distopico in stile trasteverino i ragazzi organizzano la riscossa contro gli adulti. E peggio ancora va con i personaggi di contorno come l'amico avvocato in stile vanziniano, o i genitori borghesi iperprotettivi dei figli del colloquio con i professori.
Non si dovrebbe mai fare il confronto libro-film, però le parole in soggettiva di Serra esaltano l'umorismo leggero di un'ossessione che qui diventa una storia, per fortuna non una teen-comedy. Forse, ad essere ogni tanto sdraiato è il nostro cinema.
Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino