Garante unico in nome del risparmio

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POLEMICA TRIESTE Opposizioni in Consiglio regionale sul piede di guerra...

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POLEMICA

TRIESTE Opposizioni in Consiglio regionale sul piede di guerra per la proposta di legge di Piero Camber (Fi) che esaminata ed approvata ieri in 5. Commissione punta ad unificare in un unico organismo (dunque monocratico e non più collegiale) i tre garanti regionali che attualmente si occupano di bambini e adolescenti (Fabia Mellina Bares), detenuti (Giuseppe Roveredo) e persone a rischio discriminazione (Walter Citti). L'operazione di razionalizzazione prevede che il Garante unico costi in futuro 45.360 euro all'anno ossia 3.780 euro al mese anziché 65mila euro annui che si ottengono sommando i 29mila percepiti dal presidente ai 18mila percepiti rispettivamente dagli altri due garanti. Di «amarezza e tristezza» ha parlato lo scrittore Roveredo per «la scarsa attenzione nei riguardi dell'attività svolta fin qui» e per «lo scarso senso di rispetto. Non può una persona fare ciò che si fa in tre con grosse difficoltà». Dunque i numeri: nel 2017 sono stati svolti 248 incontri con detenuti che ne hanno fatto richiesta, redatte 70 relazioni per i magistrati di sorveglianza, compiuti 25 interventi e visite di urgenza nei penitenziari per episodi violenti, mentre 16 sono stati gli incontri di mediazione tra vittime e autori di un reato previsti dall'ordinamento penitenziario. «La vera novità spiega Camber è l'attribuzione del compito di difensore civico all'organo regionale di garanzia che sarà più vicino ai cittadini che lamentano un contenzioso con la pubblica amministrazione». Il Garante unico «avrà maggiori poteri di tutela dei più fragili e quindi un ruolo più autorevole ed incisivo». L'attuale presidente resterà in carica dall'entrata in vigore della legge e fino alla scadenza naturale dell'organo collegiale, nel settembre 2019. «Bene l'introduzione della difesa civica commenta Mellina Bares ma nel passaggio si dia continuità» ossia garanzia di risorse adeguate. Di «implementazione» delle stesse e anche di personale ha parlato il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin (Fi). L'auspicio di Citti è che «la tutela anti discriminatoria continui ad essere un pilastro dell'istituto». Contrario Furio Honsell (OpenSx) che parla di «volontà di smantellare una normativa approvata appena nel 2014 ed emulata in altre regioni, sulla tutela dei diritti alla persona non è ammissibile fare passi indietro: una deriva che è doveroso cercare di arrestare». Scuote la testa anche il Movimento 5 stelle: «Dalla tutela dei cittadini si passa alla paralisi di un servizio fondamentale, del resto è noto come l'assessore Riccardi si fosse scontrato nella precedente legislatura con il garante Citti arrivando a chiederne le dimissioni e accusandolo di essere super partes». Secondo Ilaria Dal Zovo «gli unici a pagarne il prezzo saranno i cittadini che vedranno allungare i tempi di risposta e non saranno sufficientemente tutelati». Ad infervorarsi è Chiara Da Giau (Pd): «Solo fretta di censura e voglia di sostituire gli attuali garanti con persone amiche, aggiungere la difesa civica e riunire tutte le funzioni in un'unica persona significa non vedere svolta più nessuna delle funzioni in modo efficiente».

Elisabetta Batic
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Il Gazzettino