«Galan paghi altri 5,8 milioni »

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Lo scandalo Mose approda alla Corte dei conti, che nei prossimi mesi dovrà pronunciarsi su una sfilza di presunti danni erariali. Se i giudici contabili daranno ragione alla Procura, nelle casse dello Stato potrebbero piovere milioni di euro. Ieri la stessa Procura ha confermato la richiesta del maxi-risarcimento da 5 milioni e 808.466 euro a carico dell'ex governatore Giancarlo Galan, nel corso di un'udienza tecnica molto combattuta tra accusa e difesa. In attesa di questa prima sentenza, per oggi è fissata l'udienza per l'ex presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta, a cui vengono contestati 2,7 milioni.

A giugno è slittata quella per l'ex segretario di Renato Chisso, Enzo Casarin, per altri 714mila euro. Mentre si attende, tra le altre, proprio la citazione di Chisso. Insomma, un nuovo capitolo che si apre. E ieri lo stesso procuratore regionale, Paolo Evangelista, ne sottolineava l'importanza: «Il nostro obiettivo è quello di ottenere recuperi ingenti per gli enti danneggiati. Ma c'è anche una questione preventiva. Conseguenze patrimoniali di questa entità possono distogliere da future condotte corruttive. La sentenza patrimoniale, in questo senso, è la più efficace. Non a caso la previsione di un danno doppio ai vantaggi illeciti è stata introdotta proprio dalla legge anti-corruzione. E l'azione risarcitoria si trasmette agli eredi, altro deterrente».

L'udienza per Galan si è aperta con le eccezioni della difesa, rappresentata dagli avvocati Zambelli e Avino, che chiedevano l'estromissione della Regione come parte civile, nonché la riunione dei vari fascicoli sul Mose per una «valutazione complessiva» . Richieste respinte dalla Corte. È poi toccato al pm contabile Alberto Mingarelli insistere per il maxi-risarcimento per il danno all'immagine e per il danno da disservizio. Il primo è stato calcolato partendo dalla sentenza di patteggiamento, da quei 2 milioni e 600mila euro fissati come «prezzo del reato» per i fatti non prescritti, che è stato raddoppiato. I restanti 600mila euro sono per il danno da disservizio, calcolato sul 60% delle retribuzioni. Mingarelli ha sottolineato l'«eco mondiale» della vicenda e il «totale asservimento» di Galan agli interessi del Consorzio Venezia Nuova. Una condotta che invece di perseguire gli «interessi generali» si preoccupava di quelli «egoistici». «Credibili» gli accusatori di Galan, per il pm, «fantasiosa» la tesi del complotto.
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Il Gazzettino