Galan, le lacrime per la figlia

Galan, le lacrime per la figlia
Il dolore e la rabbia di Giancarlo Galan, disarmato del suo potere, in una cella nuda, con un letto che non ha nulla di ospedaliero e un tavolaccio dove scrive la propria...

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Il dolore e la rabbia di Giancarlo Galan, disarmato del suo potere, in una cella nuda, con un letto che non ha nulla di ospedaliero e un tavolaccio dove scrive la propria autodifesa. Le lacrime per la figlia che già gli manca tanto, due giorni dopo l'arresto, ma anche la determinazione a vendere, giudiziariamente, cara la pelle. L'istinto al combattimento, accompagnato dall'evidente prostrazione per la privazione della libertà. C'è tumulto, un conflitto di sentimenti e di ragione, un alternarsi di avvilimento e stati d'animo bellicosi, durante quell'ora che Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia, ha trascorso ieri pomeriggio assieme al collega nel carcere di "Opera" a Milano.

Quando esce, assicura: «L'ho trovato molto combattivo». In realtà, l'uomo che ha marcato quindici anni di vita politica del Nordest, ha comprensibilmente mostrato di sè i lati più vulnerabili. «Sono determinato a continuare la mia battaglia di verità» ha detto, più o meno testualmente, alla Santanchè che ha potuto fargli visita grazie al potere d'ispezione prerogativa dei parlamentari. Ma non è che si trovi in una "camera" d'ospedale, come è stato scritto. «A me è sembrata una cella, niente di più. Un letto piccolino con una testiera, uno scrittoio che definire tale è un eufemismo. No, non aveva nulla della camera».
È il contorno che cambia. Galan ha contatti con infermieri e medici, anzichè con i classici secondini. È curato, ma non usufruisce di permessi d'aria. Le regole sono quelle di una prigione. Trascorre il tempo scrivendo. «I libri che mi ero portato da casa non me li hanno ancora consegnati» ha confessato alla Santanchè. Se ne sta facendo una ragione. Ma quello che non può sopportare è il distacco dalla figlia, una bella bambina di sette anni. «Il mio problema più grande è non poterle parlare, non sentire la sua voce neppure al telefono...». Daniela Santanchè, con grande delicatezza, spiega che Galan si è commosso, ha pianto, quando ha iniziato a parlare della figlia. «Era l'immagine di un tenero papà, preoccupato per la sua piccola, addolorato perchè non può spiegarle - è ancora troppo piccola per capire - le ragioni per cui non è a casa. È un dolore vero per le bugie che le ha dovuto dire e le altre che ancora verranno».

Il lato umano, ma anche l'incredulità. «Certo che sono incazzato, perchè non capisco i motivi per cui mi trovo qui. È come essere dentro un film che non mi appartiene», ha confessato all'amica-deputato. «Ormai se lo aspettava, ma è l'intera vicenda, le persone che lo accusano, i capi d'imputazione, che lo lasciano sbigottito» aggiunge la Santanchè. Un dialogo, a tratti faticoso, sulla giustizia e sulla politica, alternato ai ricordi, agli affetti, alla tristezza. Al punto da rimpiangere il giorno in cui è entrato in politica? «Macchè, Giancarlo Galan non rinnega nulla. Neanche in una situazione così difficile».
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Il Gazzettino