Gaiatto alla madre: «Ho qualcosa da parte»

Gaiatto alla madre: «Ho qualcosa da parte»
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LA BATTAGLIA
PORDENONE Fabio Gaiatto insiste con il Tribunale del Riesame nel tentativo di strappare gli arresti domiciliari. Il gup Eugenio Pergola, che il 3 luglio lo ha condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione per le decine di milioni di euro spariti nella mega truffa della Venice Investment Group, ha rigettato la richiesta di modifica della misura cautelare in carcere proposta dall'avvocato Guido Galletti. Ieri la questione è stata ridiscussa a Trieste: secondo la difesa, dopo un anno di carcere vanno rivalutate attualità e concretezza delle esigenze cautelari. Ma Galletti ieri ha dovuto replicare punto su punto, anche duramente, alla memoria depositata dal procuratore Raffaele Tito e dal sostituto Monica Carraturo. Una memoria, con allegati documenti e intercettazioni, in cui si spiega perché il trader di Portogruaro deve restare in cella. Fino a ieri sera il Riesame non aveva notificato provvedimenti al difensore. I giudici, prima della condanna, hanno valutato già due volte il caso Gaiatto mantenendo il carcere e altrettanto ha fatto la Cassazione.

Secondo i Pm sono ancora attuali pericolo di fuga e di recidiva. Gaiatto non avrebbe manifestato alcun pentimento, avrebbe continuato a raccontare bugie e a manipolare le vittime anche dopo gli interrogatori. E in questi 12 mesi nulla è cambiato, perchè i soldi dei risparmiatori non li ha fatti ritrovare. «Fuori di qua - aveva confidato alla madre in un colloquio in carcere - c'è qualcosa da parte». Dove? Non si sa. Secondo i Pm, il trader deve ancora chiarire dove sono finiti i soldi, perchè quanto ha dichiarato negli interrogatori non è stato utile. La collaborazione? Degli immobili in Slovenia, ricorda la Procura ai giudici, ha riferito a gennaio 2019, quando la Finanza li aveva già individuati. Non ha firmato, pur sollecitato, una procura a favore degli inquirenti affinchè i beni fossero venduti per risarcire le vittime (adesso sono confiscati). La porzione di villa di proprietà della madre, a Portovecchio, non è stata messa a disposizione, come era stato promesso. E gli orologi Omega da 4 e 7mila euro non sono mai stati trovati.
Intercettato in carcere, rassicurava la madre che gli immobili in Croazia non li potevano toccare, che se gli avessero dato i domiciliari avrebbe fatto soldi continuando con il trading. Parla dell'America, dei 600mila euro bonificati alla Kint Corp di Massimo Minighin, «i soldi dell'agriturismo» che erano «ancora là», nella società americana, e «nessuno può prenderli» e «quando sarà finito... fuori di qua... c'è qualcosa messo da parte». I bambini? «Devono essere a posto, la città più sicura, io con Portogruaro ho messo una croce». Parla dei coimputati: «Tutti devono salvarsi il culo mamma... cosa possono dire loro di me».

Strumentali sono state ritenute anche le dichiarazioni contro i fratelli Bariggi, Marco Cavalli e Karin Perusko, vittime delle presunte estorsioni in Croazia, ai quali Gaiatto imputa la sparizione di 12 milioni. Lo hanno querelato per calunnia dopo le dichiarazioni rese al processo. Non è stato ritenuto credibile nemmeno quando ha puntato il dito contro Samuele Faè. Gaiatto - affermano i Pm - ha dimostrato di sapersi reinventare a ogni difficoltà», come quando ha siglato un finto contratto di forex intestato alla Loubia & Partners, l'ultima truffa prima dell'arresto. E si sarebbe dimostrato un «grande manipolare capace perfino di strumentalizzare un interrogatorio», come quando ha raccontato a un advisor milanese che per recuperare i 12 milioni doveva costituire una Sim, come gli caldeggiava il procuratore, millantanto perfino contatti frequenti con il magistrato e fingendo di avere rapporti «frequenti e buoni».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino