Furti in villa, dopo oro e preziosi ritrovate anche due pistole rubate

Furti in villa, dopo oro e preziosi ritrovate anche due pistole rubate
L'INCHIESTAPORDENONE Spregiudicati e senza scrupoli quando dovevano saccheggiare le case, in carcere hanno capito che l'unica strada percorribile era quella della collaborazione....

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L'INCHIESTA
PORDENONE Spregiudicati e senza scrupoli quando dovevano saccheggiare le case, in carcere hanno capito che l'unica strada percorribile era quella della collaborazione. Dopo il ritrovamento di 1,3 chilogrammi di oro e gioielli rubati in abitazioni del Friuli e del Veneto, la Squadra Mobile ha recuperato anche due pistole semiautomatiche. Si tratta di una Sig Sauer 45 e una Walther 9x21 con i relativi caricatori (200 cartucce contenevano) sparite il 21 gennaio da una cassaforte trafugata a Sacile.

La banda era stata arrestata a febbraio. Si tratta di tre albanesi che tra novembre 2018 e febbraio 2019 hanno commesso 66 furti aggravati nelle abitazioni. Hanno rubato gioielli, preziosi, orologi, denaro contante e armi per un valore complessivo di svariati milioni di euro. Edmond Et Hemaj, domiciliato a Conegliano, si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. È tuttora in carcere. La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata invece ottenuta da Darjel Prushi, anche lui domiciliato a Conegliano. Per Nikoll Dobrozi, ancora detenuto e in Italia soltanto di passaggio, l'avvocato Maurizio Mazzarella ha fatto istanza per ottenere una misura meno afflittiva.
Le due pistole sono state ritrovate a Milano. Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal vice questore aggiunto Francesco Mattioli, con l'ausilio dei colleghi di Milano e del Commissario Scalo Romana, hanno fatto una ricognizione in una zona della città adiacente a via Riccardo Pampuri, caratterizzata da condomini e annesse aree verde con giardini. Le armi erano state nascoste a ridosso di una recinzione, in un intrico quasi inaccessibile di rovi e ramaglie. «Non era sepolte - ha sottolineato Mattioli - ma semplicemente nascoste, chiunque avrebbe potute recuperarle, anche dei ragazzini».

Una pistola era avvolta in un berretto di cotone, l'altra infilata in un paio di calzini grigi. La lettura delle rispettive matricole impresse sul castello ha consentito di appurare che erano proprio quelle rubato il 21 gennaio nella cassaforte di un sacilese. «L'attività - ha ricordato il dirigente della Squadra Mobile - non è conclusa. L'obiettivo è recuperare la maggior parte della refurtiva. Continueremo a lavorare in questa direzione».
C.A.
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Il Gazzettino