Frode fiscale, Agrusti vuole essere processato

Frode fiscale, Agrusti vuole essere processato
PORDENONE - (c.a.) La Procura ha chiesto 7 rinvii a giudizio per la presunta frode fiscale della Onda Communication Spa, la società fondata da Michelangelo Agrusti, presidente...

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PORDENONE - (c.a.) La Procura ha chiesto 7 rinvii a giudizio per la presunta frode fiscale della Onda Communication Spa, la società fondata da Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria. Per conoscere la decisione del gup Alberto Rossi bisognerà attendere la fine del mese, perchè ieri, al termine della discussione, il giudice ha rinviato l'udienza preliminare per consentire le repliche al pm Annita Sorti. Un rinvio che le difese leggono positivamente, convinte di aver minato, in particolare, l'imputazione relativa alle false comunicazioni sociali, reato esteso anche a Onda Communication e che la Procura è stata invitata a valutare.

È stato chiesto il non luogo a procedere per Giuseppe D'Anna, ex amministratore delegato; Renato Tomasini, ex direttore commerciale e generale; Sergio Vicari, ex consigliere; Giorgio Costacurta, ex consigliere e amministratore di fatto; Giuseppe Zacchigna impiegato dell'ufficio vendite e Paola Piva impiegata dell'ufficio acquisti. Agrusti no. Il suo interesse è quello di andare a giudizio, celebrare il processo e dimostrare «ad armi pari», al processo, la sua estraneità. L'avvocato Antonio Malattia ha pertato chiesto il giudizio.
Le altre difese hanno sollevato questioni relative ad aspetti societari, alla mancanza del dolo e ai ruoli degli amministratori. «Sono aspetti che possono aprire tanti spiragli», è il commento dell'avvocato Francesco Santini che sottolinea il risultato ottenuto al Riesame sul dissequestro dei beni. Per la curatela di Onda sono intervenuti Luca Colombaro e Giampiero Porcaro, che hanno concluso per la mancanza di responsabilità da parte dell'ente: mancherebbe il reato presupposto. In caso di crac - hanno osservato - il reato di false comunicazioni sociali va inserito nell'eventuale bancarotta, non può transitare nella legge 231/01 che introduce la responsabilità delle imprese.

Ai sette imputati si contesta di aver usato fatture per operazioni inesistenti inserendo elementi passivi fittizi nelle dichiarazioni 2010: imponibile di 9 milioni 523 mila euro, pari a un milione 904 mila euro di Iva indebitamente dedotta. L'importo contestato per il 2011 è di 2 milioni 827 mila euro di imponibile, pari a 565 mila di Iva. Il falso in bilancio e le false comunicazioni sono contestate ad Agrusti, D'Anna, Tomasini, Vicari e Costacurta.
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Il Gazzettino