Profughi che buttano il cibo nella spazzatura. Profughi che ora fanno una protesta di piazza perché non vogliono essere spostati da un hotel alla tendopoli. Dopo i casi di...
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A farsi domande, come per l'altro sit-in, sono anche i volontari di Ospiti in arrivo: «Mi lascia perplessa - dice Angela Lovat - che la manifestazione fosse organizzata così bene. Mi hanno detto che i cartelli li hanno tradotti con "Google translate", ma mi sembra una follia. E dove hanno trovato i pennarelli colorati?». Quei 17 profughi, spiega Meinero, dopo «5 mesi a Lignano in albergo, un periodo a Forni Avoltri alla Getur e poi, da giugno, in hotel», da martedì avrebbero dovuto sperimentare «temporaneamente» la tendopoli dell'ex caserma Cavarzerani a Udine visto che «il 28 scadeva la convenzione con l'albergo di Collina. Ma loro erano abituati all'hotel e non volevano andare in tenda. Hanno dato un comunicato alla volontaria che li seguiva che dice: vogliamo andare in un altro albergo, o camping o appartamento, altrimenti non ci muoviamo - racconta Meinero - e hanno minacciato un sit-in. Quando è arrivato il nostro pullmino per portarli in tendopoli si sono messi a pregare. Il mediatore gli ha spiegato per 40 minuti che non potevano restare. Ma si sono rifiutati di salire sul mezzo. Neanche l'arrivo delle forze dell'ordine li ha calmati. Pretendevano che chiamassero un pullman privato. Al diniego, si sono incamminati verso Forni a piedi». E non basta. «Hanno buttato i vestiti ricevuti. Usavano il fax e la fotocopiatrice dell'albergo senza chiedere» dice Meinero. Le accuse? «Tutte false». I rasoi? «Hanno ricevuto le lamette ma ne pretendevano 10 a testa». Lezioni di italiano? «Fatte a Lignano da gennaio a aprile, ma su 17 solo 5 erano interessati, gli altri giocavano a carte». La nota sostiene che i migranti sono stati aiutati nella compilazione dei documenti, accompagnati in commissione e alle visite mediche: «È falso - prosegue - affermare che solo a chi aveva denaro è stata garantita una pronta assistenza sanitaria». Per Lovat i problemi dei migranti (alcuni già con la protezione sussidiaria) erano «legati ai documenti» fra cui il permesso di soggiorno elettronico. «Alla Cavarzerani abbiamo 215 profughi e nessun problema. Questa vicenda lascia l'amaro in bocca», si sfoga Meinero. S'indigna Glauco Vida, che con altri 130 udinesi ha chiesto «un mese fa» al Comune la pulizia dell'ex moschea di via del Vascello. «I profughi fanno un sit-in per restare in albergo e noi viviamo vicino a una discarica a cielo aperto».
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Il Gazzettino