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Sono un'ottantina le colonie di gatti a Pordenone e circa novecento i felini randagi che riescono a sopravvivere solo grazie alle cure dei volontari e delle gattare. La piaga maggiore sono gli abbandoni. «Già lo scorso anno se ne sono verificati molti, ma c'era molta richiesta di adozioni. Purtroppo quest'anno sembra essere nuovamente periodo di forti abbandoni ma senza adozioni a compensare», conferma Guido Iemmi, presidente della Lav (Lega Anti Vivisezione) di Pordenone che la scorsa settimana ha organizzato una raccolta di alimenti all'Ipercoop Meduna destinata ai randagi. In una giornata sono stati raccolti 500 chili di alimenti per animali, di cui 350 chili per cani e 150 per gatti. «Il fatto che un terzo del raccolto fosse destinato ai felini è un dato soddisfacente, solitamente c'è molta meno sensibilità verso i gatti che si ritiene ce la possano fare da soli, a differenza del cane che si pensa abbia bisogno di più aiuto», spiega Iemmi.

Gli abbandoni di gatti è un fenomeno particolarmente diffuso, anche se non ben quantificabile, perché non esiste un'anagrafe felina né la microchippatura obbligatoria. Questo significa che non sono quantificabili con precisione né i randagi nè i gatti di proprietà. L'andamento, tuttavia, è tutt'altro che rassicurante: «Oggi stimiamo ci siano circa 900 gatti randagi che frequentano 80 colonie. Due anni fa i numeri erano inferiori, circa 600 animali e 70 colonie - commenta il presidente provinciale della Lav - Considerando che stanno crescendo anche gli abbandoni e calando le adozioni, la situazione è destinata a peggiorare». Le adozioni di felini sono difficili, soprattutto perché le persone preferiscono un piccolo e non un animale adulto. Situazione differente invece quella dei cani, per i quali già da molti anni è prevista la microchippatura al sessantesimo giorno di vita e l'anagrafe canina. Ciò significa che in caso di abbandono si può risalire al proprietario, precauzione che tuttavia non previene del tutto il fenomeno: nel 2015 sono stati conteggiati 470 abbandoni di cani senza microchip. Quanto ai cani di proprietà, all'anagrafe canina del Comune risultano iscritti 4.900 animali, dato indisponibile per i gatti proprio perché l'anagrafe non è prevista.

Da un paio di anni è partita una forma di microchippatura anche dei felini, anche se per il momento riguarda solo animali randagi. «Sarebbe opportuna, invece, anzitutto tra i gatti di proprietà, fatto che avrebbe molti riflessi utili: dal preciso conteggio per la tassa sui rifiuti, al controllo degli abbandoni e delle sterilizzazioni - aggiunge Iemmi - Proprio i bassi tassi di sterilizzazione dei gatti costituiscono uno dei maggiori problemi. Alcuni Comuni l'hanno resa obbligatoria, ma è una forzatura visto che il gatto è pur sempre una proprietà». La mancata sterilizzazione ha più di una ragione: la spesa (oltre il centinaio di euro) e spesso anche l'eccessiva leggerezza dei proprietari unita al piacere di vedere dei piccoli gattini nuovi, salvo poi liberarsene quando la riproduzione a catena diventa fuori controllo e ingestibile.
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Il Gazzettino