Francia, primarie socialiste In testa la sorpresa Hamon

Francia, primarie socialiste In testa la sorpresa Hamon
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La sinistra utopista di Benoit Hamon, la sinistra del reddito di cittadinanza e della tassa sui robot ha vinto ieri il primo turno delle primarie per scegliere il candidato della gauche alle prossime presidenziali. Dietro al 35% di Hamon rivelazione di questo scrutinio - al secondo posto, arranca Manuel Valls, che ha resistito all'onda del nuovo, e ha ottenuto più del 30%.

Il ballottaggio di domenica prossima si annuncia difficile per l'ex premier, che ieri sera non riusciva comunque a nascondere un lieve sorriso di sollievo sopra l'austera dolcevita nera: il secondo posto è certo deludente - anche se non imprevisto ma almeno il peggio è stato evitato, non c'è stata l'umiliazione toccata a Nicolas Sarkozy, tragicamente bocciato al primo turno delle primarie della destra. Domenica saranno le due sinistre che lo stesso Valls aveva una volta definito «inconciliabili» a scontrarsi: quella social-liberale dell'ex premier e quella ecologico-sociale, alternativa, alla Bernie Sanders, di Hamon. Terzo, fuori dai giochi invece Arnaud Montebourg, eroe della demondializzazione, della sinistra nemica dell'Europa, paladino del made in France: ha preso il 18%, è stato doppiato dal suo ex compagno di fronda Hamon. Adesso potrà soltanto trasformarsi in serbatoio di voti per impedire la vittoria di Valls. Ieri Montebourg è stato il primo a parlare, e senza indugio ha chiesto di votare per Hamon al ballottaggio di domenica, in nome dell'Unione delle sinistre e della loro «lotta comune alle politiche liberali».
Senza sorprese, è rimasto ai nastri di partenza Vincent Peillon, l'ex ministro dell'Educazione e professore di filosofia, avrebbe dovuto incarnare la sinistra della sintesi, quella che non sopravvivrà al quinquennio di François Hollande. Il presidente che a dicembre, colpito da cronica impopolarità, ha deciso di non ricandidarsi - si è tenuto lontanissimo dalle primarie. E non solo perché si trovava in visita in Cile.
Se il risultato del voto di ieri è stato netto, l'entusiasmo è mancato. La partecipazione si è mantenuta sotto i due milioni di votanti. Gli organizzatori hanno evitato il fallimento (fissato alla soglia del milione e mezzo), ma non sono riusciti ad arrivare ai due milioni, linea minima per stabilire che il partito socialista ha ancora forze ed energie per risollevarsi dagli anni Hollande e dalle lotte intestine. Siamo lontani dai 2,7 milioni di partecipanti alle primarie del 2011, le prime aperte nella storia della gauche, che portarono alla candidatura di Hollande. E lontanissimi dai 4,2 milioni di elettori al primo turno delle primarie della destra, che due mesi fa hanno portato alla selezione di François Fillon.
Per gli osservatori nessuna sorpresa: nessuno non solo i sondaggi crede che il candidato della gauche avrà grandi possibilità di succedere a Hollande all'Eliseo. Il risultato sarà però determinante per il futuro del partito socialista e anche per lo svolgimento della campagna presidenziale. Se Hamon riuscirà a imporsi, molti riformisti vicini a Valls troveranno forse più facile votare per l'outsider Emmanuel Macron, mentre si troverà più in difficoltà l'altro candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon. Ieri Hamon è apparso radioso sul battello sulla Senna che è il suo quartier generale. È riuscito a far dimenticare di essere da lungo tempo membro dell'apparato di partito, ex pupillo di Martine Aubry, e a imporre al centro della campagna la sua proposta di reddito di cittadinanza.
Davanti alle critiche di fattibilità, ha edulcorato il progetto iniziale di 750 euro a tutti i cittadini ma promette una grande «assemblea cittadina» che detterà modalità e tappe per la realizzazione.

Valls non è meno agguerrito. Ha arringato gli elettori, invitato a evitare «una sconfitta annunciata», quella di Hamon e delle promesse «irrealizzabili», e di credere nella «vittoria possibile».
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Il Gazzettino