FONDI AGRICOLI BELLUNO La pubblica accusa ha chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione

FONDI AGRICOLI BELLUNO La pubblica accusa ha chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione
FONDI AGRICOLIBELLUNO La pubblica accusa ha chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione per l'imprenditore Luca Tomasella, 51 anni, di Belluno, accusato, al pari di tanti altri suoi...

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FONDI AGRICOLI
BELLUNO La pubblica accusa ha chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione per l'imprenditore Luca Tomasella, 51 anni, di Belluno, accusato, al pari di tanti altri suoi colleghi agricoltori, di aver preso contributi europei lavorando terreni sui quali non avrebbero avuto titolo. Il reato contestato è di truffa aggravata nei confronti dell'Unione Euroepa e dell'Avepa, braccio operativo attraverso il quale vengono erogati i fondi. Con questo sistema, Tomasella, avrebbe indebitamente incassato 80 mila euro tra il 2009 e il 2015.

Ieri il processo si è concluso con la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Sandra Rossi, e di assoluzione da parte del difensore Giorgio Gasperin del foro di Belluno. Il verdetto però arriverà il 29 novembre prossimo.
Il caso non è di facile soluzione anche perché si basa su un presupposto complicato: ovvero le autorizzazioni rilasciate nel tempo dai proprietari a lavorare i loro terreni. Spesso le proprietà passano di mano e gli accordi stipulati tra le parti, quasi sempre orali, non vengono riferiti agli eventuali eredi. L'accusa sostiene invece che si tratti di contratti fasulli finalizzati semplicemente ad ottenere più soldi.
Tomasella era finito nel giro di controlli della Guardia di Finanza finalizzati proprio ad accertare la regolarità nell'incasso dei contributi previsti dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rarale (Fears).
L'avvocato Gasperin ha affermato che non c'è stata alcuna indebita riscossione, perché in ogni caso i terreni furono lavorati, a prescindere dai titoli per farlo. Manca quindi il dolo, ovvero la volontà di truffare e di accedere a qualcosa che non spetta. Tomasella aveva ereditato dal padre l'azienda e con essa anche gli appezzamenti da sfalciare. «Man mano che il consenso è venuto meno da parte dei proprietari - ha affermato il legale - si è sempre provveduto a togliere gli appezzamenti dai mappali».
Nel frattempo l'Avepa, sebbene non vi sia ancora un verdetto di condanna, ha provveduto a revocare i contributi indebitamente percepiti. Il procedimento amministrativo, infatti, è indipendente da quello penale.

«Ogni anno proseguo nel mio lavoro - aveva dichiarato l'imprenditore sintetizzando bene il concetto -. Smetto di lavorarli solo se i proprietari mi avvertono di non voler più continuare. Ma, di certo, non posso essere io a chiamarli tutti gli anni. Il nostro lavoro è duro, dalle 5 del mattino alla 20 di sera. Ogni giorno».
Lauredana Marsiglia
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Il Gazzettino