PALERMO - «Il collegio dei probiviri dispone la sospensione cautelare dal movimento 5 stelle dei signori Mannino Claudia, Di Vita Giulia, Nuti Riccardo e Busalacchi Samantha»....
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Mannino, Nuti e Busalacchi: li chiamano i «monaci» e dall'inizio in questa vicenda hanno proceduto compatti, negando ogni responsabilità e scegliendo lo stesso legale. Anche questo emblematico di un voler «camminare» insieme. Ma mentre Busalacchi, forse presa alla sprovvista, sabato ha accettato di rilasciare un saggio grafico, Nuti e Mannino ieri si sono rifiutati lamentando l'assenza di un loro consulente. E della facoltà di non rispondere si sono avvalsi ieri anche il marito della Mannino, Pietro Salvino, new entry nella lista degli indagati, al momento sono 13, l'attivista Francesco Menallo e il cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello, il pubblico ufficiale che avrebbe dovuto attestate l'originalità delle firme e che invece, secondo l'accusa, ha autenticato centinaia di sottoscrizioni false. Giovedì in Procura compariranno altri due inquisiti, la terza parlamentare nazionale coinvolta, Giulia Di Vita, e Riccardo Ricciardi, marito di un'altra deputata grillina che materialmente ha portato in tribunale la lista con le firme fasulle.
In poche settimane la Procura, guidata da Francesco Lo Voi, ha chiuso il cerchio sul caso. Anche grazie al contributo di due deputati regionali dei 5 Stelle, Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che hanno raccontato cosa accadde la convulsa sera che precedette il deposito delle firme. A loro si sono aggiunti due attivisti che hanno confermato ogni parola. La Rocca e Ciaccio sono gli unici esponenti del Movimento ad essersi anche autosospesi. Confessione-accusa la loro che blinda un'inchiesta in cui sono confluite anche le testimonianze di centinaia di cittadini che si sono presentati alla Digos per disconoscere le loro firme. Su 1995 sono centinaia quelle fasulle.
A Palermo si aggira lo spettro della scissione politica, a maggior ragione dopo le sospensioni di ieri sera. Nei commenti social si parla di «fango, fuffa, sterili polemiche» riguardo l'inchiesta e, segno dell'irrimediabile spaccatura siciliana, si chiedono le dimissioni di Claudia La Rocca, la prima pentita che ha deciso di parlare con i magistrati.
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Il Gazzettino