Finora oltre un migliaio di chiusure con un calo di affari di 200 milioni di euro

Finora oltre un migliaio di chiusure con un calo di affari di 200 milioni di euro
«Non può che farci piacere una nuova apertura, anche se si tratta di una catena internazionale. Ma è positivo che anche un grande marchio scelga Padova». ...

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«Non può che farci piacere una nuova apertura, anche se si tratta di una catena internazionale. Ma è positivo che anche un grande marchio scelga Padova».

Così il presidente di Confesercenti Nicola Rossi, alla notizia dell'apertura, in via Gorizia, nel cuore del centro storico, di un negozio di abbigliamento Max Mara. Si è così illuminata una vetrina che da tempo aveva le serrande inesorabilmente chiuse, così come lo sono in diversi punti della città e del centro storico.
La moria di esercizi commerciali che un tempo popolavano le piazze e le strade, soppiantati da aperture nei centri commerciali, tanto contestati anche dalle associazioni di categoria, conferma quotidianamente che va dato sostegno ai negozi di vicinato. Questi ultimi hanno registrato in media 4 punti percentuali in diminuzione, corrispondenti ad un volume d'affari decurtato di 200 milioni di euro. Sono oltre un migliaio i negozi che sono stati costretti a chiudere lo scorso anno tra Padova e provincia.
Non va meglio nei quartieri periferici, dove i negozi di vicinato sono in calo e quelli di abbigliamento in particolare ancora aperti sono in gravi difficoltà.
Non è solo la crisi che costringe le famiglie a spendere il loro budget principalmente per generi di prima necessità, la causa dell'impoverimento dell'offerta commerciale. Si aggiungono infatti diversi fattori, la concorrenza dei centri commerciali con le aperture domenicali e la facilità di parcheggio, per tanti negozi impraticabili per i costi impossibili da sostenere, che vanno ad aggiungersi ai già alti costi di gestione.
Per quanto concerne il centro città, rilevante la questione affitti, che da anni i commercianti e le associazioni di categoria denunciano essere troppo elevati. Una situazione che ha portato zone della città una volta ferventi per il commercio ad essere praticamente semideserte.
Un esempio è galleria Borromeo, un tempo zona dello shopping griffato o di lusso, dove attualmente resistono pochi negozi. Successivamente la via per gli acquisti griffati, frequentata anche da turisti, si è trasferita in via San Fermo ma, nel giro di un paio d'anni, marchi di prestigio, come Cartier, hanno abbassato le serrande ritenendo, come comunicò nell'occasione proprio Cartier «Padova non più rispondente agli standard della maison». Più recente la serrata di Dolce & Gabbana.
In via Verdi, dall'incrocio con piazza Insurrezione fino a quello con via Dante, le vetrine spoglie sono la maggioranza rispetto agli esercizi commerciali aperti. Non solo il cosiddetto lusso abbandona il commercio, ma stessa sorte è toccata a due magazzini di abbigliamento cinesi, che avevano aperto in piazza Garibaldi all'inizio del Liston.

In via Roma invece numerosi esercizi in attività, ma si tratta quasi esclusivamente di negozi di catene internazionali. Non va meglio in via Del Santo, direttiva anche turistica per raggiungere, dalla Basilica che accoglie ogni anno milioni di turisti, le piazze cittadine. Nella prima parte resistono alcuni esercizi commerciali, per lo più legati al Santo, mentre il resto della via presenta una lunga fila di serrande abbassate.
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Il Gazzettino