Fiat, lo stipendio si gonfia se la fabbrica va bene

Fiat, lo stipendio si gonfia se la fabbrica va bene
A fornire munizioni, molte e pesanti, alla campagna del premier per la riforma della contrattazione è un documento ufficiale forgiato da una trattativa di sei mesi: il nuovo...

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A fornire munizioni, molte e pesanti, alla campagna del premier per la riforma della contrattazione è un documento ufficiale forgiato da una trattativa di sei mesi: il nuovo contratto Fiat (anzi Fca) appena siglato dal Lingotto e da tutti i sindacati (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri) ad eccezione della Fiom. Un contratto particolare perché, va ricordato, il Lingotto da quattro anni è fuori dal sistema di Confindustria.

Iniziamo dall'innovazione più importante: dopo una cinquantina d'anni, questo contratto Fca non prevede aumenti della parte fissa del salario. Tutti gli aumenti, consistenti perché per un operaio vanno da 6.000 a oltre 10.000 euro in quattro anni, sono concentrati nella parte variabile della busta paga. Comunque la si voglia giudicare è una svolta.
E' vero che i sindacati si sono cautelati perché se l'inflazione dovesse tornare a bussare è prevista la riapertura della trattativa, ed è anche vero che una parte degli aumenti (330 euro l'anno) sarà pagata a tutti i lavoratori, cassintegrati compresi, ma resta il fatto che per i prossimi quattro anni gli 80 mila lavoratori del sistema Fca (auto) e Cnhi (camion e trattori) saranno pagati dn più se raggiungeranno determinati obiettivi. E se supereranno obiettivi medi i premi aumenteranno ancora di più.
Secondo gli osservatori più attenti, questo meccanismo può cambiare alla radice il patto fra impresa e lavoratori italiani. Dagli anni '60 in poi i lavoratori, tramite sindacati divisi e spesso in lotta fra loro, hanno puntato su contratti “poveri” ma che portavano a casa soldi sicuri. Ora questo contratto Fiat capovolge i vecchi punti di riferimento: l'azienda mette sul piatto un bel gruzzolo di denari ma chiede al lavoratore di darsi da fare per condividere fino in fondo aumento degli utili e riduzione dei costi delle fabbriche. In altre parole questo ”passaggio culturale” indica che ora è (soprattutto) il prodotto e non più il contratto a garantire all'operaio salari meno anemici.
Un concetto che viene ribadito da un'altra innovazione prevista dal contratto Fca: gli aumenti saranno diversi da fabbrica a fabbrica. Per capire questo passaggio occorre sapere che tutti gli stabilimenti Fiat Chrysler, in tutto il mondo, adottano un analogo sistema produttivo di derivazione giapponese che si chiama Worl Class Manufacturing. Ogni fabbrica ha un suo punteggio da 1 a 100.

Gli operai delle fabbriche con punteggio ”oro” (senza infortuni da anni, pulite, ordinate, green, senza assenteismo, molto produttive) riceveranno circa 600 euro in più se lo stabilimento ridurrà di un altro 4% i propri costi mentre chi lavora in stabilimenti al di sotto del livello ”bronzo” riceverà circa 250 euro in più. E' evidente la spinta all'intero sistema industriale a migliorare i propri livelli di qualità e di costo del lavoro.
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Il Gazzettino